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Immanuel Kant (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804) è stato un filosofo tedesco. È considerato uno dei più importanti filosofi del pensiero occidentale. Fu il più significativo esponente dell'Illuminismo tedesco, anticipatore degli elementi basilari della filosofia idealistica e di gran parte di quella successiva. Kant concepì la propria filosofia come una rivoluzione filosofica (o "rivoluzione copernicana"), volta a superare il dogmatismo metafisico che, per Kant, caratterizzava il pensiero precedente e ad assumere i caratteri di una ricerca critica sulle condizioni del conoscere. Benché gli elementi propri dell'idealismo trascendentale kantiano siano stati nel tempo oggetto di notevoli critiche, soprattutto di natura logica (Brentano, Boole, Frege, Russell, Wittgenstein, Kripke)e nonostante che, in particolare, uno dei pilastri della sua filosofia critica, vale a dire l'idealismo dei concetti di spazio e tempo, sia stato rigettato dalla fisica contemporanea (Einstein), Kant rimane una chiave fondamentale per la comprensione della filosofia moderna, della quale è da alcuni critici considerato una delle figure fondanti che aprirà la strada al Romanticismo e alla filosofia contemporanea.
L'obiettivo principale del pensiero di Immanuel Kant è quello di identificare le condizioni entro le quali una conoscenza possa essere ritenuta valida sia nel campo delle nuove scienze della natura sia in quelle tradizionali della metafisica, dell'etica, della religione e dell'estetica. Nella matematica e nella fisica l'uomo esprime giudizi universali e necessari astraendo dai dati diretti dell'esperienza sensibile. L'illuminismo aveva visto in questo il segno evidente di ciò a cui può giungere la ragione, ma lo scetticismo di Hume aveva contestato i fondamenti teorici della moderna scienza galileiana e newtoniana. Kant sente quindi l'esigenza di ritrovare sicure basi teoriche e di identificare i fondamenti filosofici che rendono possibile all'uomo il trascendere i dati empirici immediati, limitati e contingenti con l'obiettivo di giungere a conoscenze universali e necessarie. La metafisica era giunta alla conclusione di potersi porre come una vera e propria scienza in grado di offrire all'uomo verità certe. Kant si domanda se questo avventurarsi della ragione oltre i limiti dell'esperienza sia un percorso coerente e certo per comprendere e dare fondamento alle idee metafisiche di Dio, dell'immortalità dell'anima, delle leggi morali universali. Kant, seguendo l'impronta illuministica del suo tempo, crede che tutte queste problematiche possano risolversi solo sottoponendole all'esame critico della ragione:
Eva Kant è un personaggio femminile del fumetto Diabolik, creata dalle sorelle Giussani. Si tratta della coprotagonista della nuvoletta. È una ladra professionista e la compagna del genio del male Diabolik, il criminale creato dalle sorelle Giussani, ma, più che una remissiva classica fidanzata, è l'immagine speculare al femminile del personaggio (lei bionda e sensuale, lui moro e cupo) e soprattutto una valida complice nell'esecuzione dei colpi. Nel mondo di Diabolik è considerata una delle donne più belle del pianeta. Il cognome di Eva è ripreso dal celeberrimo filosofo Immanuel Kant, amato da Angela Giussani fin dall'adolescenza, oggetto della sua tesina di diploma all'Istituto Magistrale.
La gnoseologia (AFI: /ɲozeoloˈʤia/; dal greco gnòsis, «conoscenza», + lògos, «discorso»), chiamata anche teoria della conoscenza, è quella branca della filosofia che studia la natura della conoscenza. In particolare, così come si è consolidata nell'età moderna ad opera della speculazione filosofica di Kant, la gnoseologia si occupa dell'analisi dei fondamenti, dei limiti e della validità della conoscenza umana, intesa essenzialmente come relazione tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto.Occorre precisare che nell'ambito della cultura anglosassone la teoria della conoscenza è chiamata anche e soprattutto epistemology, laddove in Italia con il termine epistemologia si designa essenzialmente quella branca della gnoseologia che si occupa della conoscenza scientifica o, in un senso ancora più specifico, la filosofia della scienza.
La Critica della ragion pratica (in originale Kritik der praktischen Vernunft) è un'opera di Immanuel Kant pubblicata nel 1788; è la seconda per ordine cronologico delle tre celebri Critiche di Kant, di cui fanno parte anche la Critica della ragion pura (1781) e la Critica del Giudizio (1790). Nella Ragion pratica, il filosofo conduce l'analisi critica della ragione nel caso in cui essa sia indirizzata all'azione ed al comportamento, alla pratica per l'appunto. Lo scritto è affine ad altre due opere kantiane, la Fondazione della metafisica dei costumi (1785) e La metafisica dei costumi (1797): nella Fondazione e nella Critica Kant pone il problema della fondazione e dei principi della "critica", in una parte della Metafisica dei costumi, dal titolo Dottrina della virtù (l'altra parte dell'opera è la Dottrina del diritto), Kant passa dalla "critica" al "sistema", ovvero espone i "doveri" e la sua etica. Come nella Ragion pura il filosofo si proponeva di mostrare non cosa l'uomo conosce, ma "come" conosce, ovvero evidenziare i principi della conoscenza umana, allo stesso modo ora si pone di fronte al problema della morale: egli non vuole definire quali precetti etici debbano essere seguiti dall'uomo, bensì "come" quest'ultimo debba comportarsi per compiere un'azione autenticamente morale, e quindi in cosa consiste realmente la morale. La morale della Critica della ragion pratica vuole essere, come già chiarisce la "Prefazione" all'opera, una morale formale, vuole indicare una "formula della moralità", la forma della morale, ma non il suo contenuto (le norme morali). Le norme della moralità, i singoli doveri, non sono in contrasto con l'intento della morale kantiana nel suo complesso, ma rientrano nei compiti non della Critica della ragion pratica, ma della "Dottrina della virtù" della Metafisica dei costumi (1797) che contiene il sistema dei doveri che derivano dalla ragione pratica.
Aristotele (in greco antico: Ἀριστοτέλης Aristotélēs, pronuncia: [aristo'telɛːs]; Stagira, 384 a.C. o 383 a.C. – Calcide, 322 a.C.) è stato un filosofo, scienziato e logico greco antico. Aristotele è ritenuto una delle menti più universali, innovative, prolifiche e influenti di tutti i tempi, sia per la vastità che per la profondità dei suoi campi di conoscenza, compresa quella scientifica. Con Platone, suo maestro, e Socrate è considerato anche uno dei padri del pensiero filosofico occidentale, che soprattutto da Aristotele ha ereditato problemi, termini, concetti e metodi.
Leonardo di ser Piero da Vinci (Anchiano, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) è stato un inventore, artista e scienziato italiano. Uomo d'ingegno e talento universale del Rinascimento, considerato uno dei più grandi geni dell'umanità, incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza: fu infatti scienziato, filosofo, architetto, pittore, scultore, disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, botanico, musicista, ingegnere e progettista.
Johann Adam Bergk (Hainichen bei Zeitz, 1769 – Lipsia, 27 ottobre 1834) è stato un filosofo tedesco, scrisse di filosofia popolare, religione, psicologia, filosofia del diritto: molto importanti i suoi trattati giusnaturalistici e di teoria della legislazione.
L'idealismo trascendentale, in filosofia, è un'accezione dell'idealismo formulata da Immanuel Kant e resa prevalente dai suoi successori, secondo la quale, in linea generale, un oggetto sussiste nelle forme con cui c'è un soggetto che lo pensa.Col termine trascendentale Kant intendeva designarlo in maniera equivalente come «idealismo formale», per distinguerlo dall'«idealismo empirico» o «materiale» che nega l'esistenza oggettiva di una realtà esterna riducendola a una rappresentazione psicologica del singolo individuo, sebbene la corrente idealistica da lui inaugurata perverrà ad esiti anche contrastanti con le sue posizioni.L'uso del termine trascendentale è dovuto peraltro a un modo alquanto professionale di approcciarsi ai temi della filosofia, derivante dalla mentalità scolastica medievale, e riportato in auge nelle università tedesche dall'abitudine di ricorrere ad un linguaggio specialistico, spesso inaccessibile a chi non ne condivida il lessico.
Idealismo assoluto è una concezione idealistica che andando oltre quella semplicemente gnoseologica o trascendentale di Kant, si presenta non solo come sistema della conoscenza, ma anche dottrina esaustiva della totalità del reale, riconducendola alla supremazia del proprio Pensiero Ideale, non lasciando nulla fuori di sé.Kant aveva definito «trascendentale» o formale il suo idealismo conoscitivo, sostenendo che è il soggetto umano a modellare, secondo leggi a priori, gli oggetti della conoscenza, ma non al punto da crearli materialmente da solo. In tal modo, al di là dei fenomeni su cui si esercita l'attività del soggetto, egli aveva posto un impenetrabile noumeno o cosa in sè, dando luogo a un dualismo in grado di togliere stabilità alla sua stessa teoria della conoscenza. Per darle coerenza e organicità, Fichte rimosse pertanto quel suo residuo realistico, trasformandola in idealismo assoluto, fondato sulla capacità intuitiva-intellettuale del soggetto di accedere al noumeno, in cui il conoscere cioè fosse al contempo un creare, seppure in maniera inconscia. Non ammettendo nient'altro oltre l'Io, quest'ultimo diventa assoluto perché il non-io viene reso una sua parte, posta inconsciamente come ostacolo per realizzare se stesso sul piano etico. Schelling, che per primo ricorse al termine idealismo assoluto, obiettò a Fichte che il suo idealismo, pur presentandosi come assoluto e coerente, era ancora parziale, essendo soltanto un ideale trascendentale, da realizzare in una prospettiva etica infinita. E gli oppose il proprio idealismo, assoluto e al contempo trascendentale, perché in esso soggetto e oggetto, forma e contenuto, sono uniti immediatamente nell'Assoluto, quale realtà incondizionata già realizzata a priori nell'autocoscienza dell'intuizione intellettuale, atto conoscitivo e produttivo insieme in cui consiste l'idealismo stesso.Una tale visione dell'Assoluto fu contestata a sua volta da Hegel quale unità indifferenziata in cui gli opposti si smarriscono in un generico anonimato, paragonato ad una «notte in cui tutte le vacche sono nere». Idealismo autenticamente assoluto è per Hegel quello in cui gli opposti, anziché essere uniti immediatamente, realizzano quest'unione in forma mediata, attraverso un processo dialettico caratterizzato dall'interazione tra una tesi e un'antitesi risolta da una sintesi che, superandole, rappresenta la loro confutazione e al contempo conservazione.Idea, Natura, e Spirito sono i tre momenti principali di questo percorso idealistico, assoluto perché la Ragione, attraverso i vari passaggi, giunge infine a diventare consapevole di sè come unica Realtà assoluta, che tutto comprende. La Coscienza si rispecchia nel mondo grazie all'unità di pensiero ed essere, non più espressa come identità astratta A = A {\displaystyle A=A} , ma raggiunta attraverso un processo dinamico e storico che tenga conto della loro ricchezza e differenze. L'idealismo assoluto, in definitiva, è l'intento dello Spirito di dimostrare, e così realizzare, questa stessa unità.Hegel lo definì «assoluto» presentandolo come la sintesi compiuta dell'idealismo di Fichte da un lato, da lui denominato «soggettivo» perché sbilanciato verso l'attività critica e agente del soggetto, e di quello schellinghiano dall'altro, designato viceversa come «oggettivo» perché vedrebbe l'idealismo dalla parte inconscia e dogmatica dell'oggetto.L'idealismo assoluto dei tre filosofi tedeschi e in particolare di Hegel, da cui nasceranno le scuole contrapposte della Destra e della Sinistra hegeliana, esercitò una forte influenza sulla filosofia della religione del mondo anglo-sassone. Ad esso si rifaranno gli esponenti dell'idealismo britannico quali Hill Green, Caird, Bradley, Bosanquet, Wallace, Caird, mentre in America lo sviluppo del pensiero hegeliano si mosse come in Josiah Royce verso il pragmatismo.In Germania si ebbe un ritorno all'hegelismo assoluto (Neuhegelianismus) ai primi del Novecento nell'ambito del neokantismo ad opera di Kroner, mentre in Francia si segnala Kojève. In Italia esso venne riformulato dal neoidealismo storicista di Croce, e da quello attualista di Gentile. Riprendendo l'interpretazione che ne aveva dato Spaventa, Gentile riconciliò l'hegelismo con l'idealismo fichtiano, sostenendo che l'Assoluto non è un fatto, o un concetto definibile in maniera compiuta, bensì un atto, un pensare perennemente in divenire, ossia un agire mai concluso. L'idealismo gentiliano volle essere pertanto sia trascendentale, perché risolveva il mondo nell'autocoscienza dello Spirito pensante inteso come soggettività e come conoscere; ma anche «assoluto» in senso hegeliano, perché una tale autocoscienza è una totalità oggettiva risultante da una mediazione dialettica, raggiunta attraverso l'estraniarsi nell'altro da sé. La dialettica tuttavia, per Gentile, attiene solo al pensiero pensante, non può essere costruita con elementi statici propri del pensiero pensato.Quello di Hegel, secondo Gentile, era quindi un idealismo ancora parziale, essendo approdato a un risultato ritenuto definitivo, immutabile, situato al culmine dello sviluppo dello Spirito, e pertanto estraneo alla totalità del suo eterno fluire. Il processo con cui il Pensiero giunge a prodursi, invece, articolandosi nei tre momenti dell'arte, della religione e della filosofia, non può essere anteriore all'atto con cui il pensiero si pensa, ma coincide con questo medesimo atto, perché non si possono formulare pensieri privi della coscienza di formularli. Solo identificandosi nella consapevolezza di questo atto vivo del pensare, l'idealismo può dirsi assoluto:
L'idealismo in filosofia è una visione del mondo che riconduce totalmente l'essere al pensiero, negando esistenza autonoma alla realtà, ritenuta il riflesso di un'attività interna al soggetto. Nell'idealismo è generalmente implicita una concezione etica fortemente rigorosa, come ad esempio nel pensiero di Fichte che è incentrato sul dovere morale dell'uomo di conformare il mondo al principio ideale da cui esso ha origine. In un senso più ampio, il termine è stato utilizzato in riferimento anche a diversi altri sistemi filosofici (come il platonismo), che privilegiano la dimensione ideale rispetto a quella materiale, affermando così che l'unico vero carattere della realtà sia di ordine spirituale.
La Critica del Giudizio (in tedesco: Kritik der Urteilskraft, talvolta abbreviata: KdU) è un'opera di Immanuel Kant pubblicata nel 1790, nella quale il filosofo conduce un'analisi "critica" della capacità di giudizio di tipo "estetico". L'analisi anticipò temi e modi di sentire fatti propri, di lì a poco, non senza fraintendimenti interpretativi, dai maggiori esponenti del Romanticismo e dell'Idealismo, configurandosi quindi come ponte ideale tra le teorie estetiche del XVIII secolo (di Alexander Gottlieb Baumgarten, Edmund Burke, David Hume, Charles Batteux), citate nell'opera stessa, e quelle successive alla filosofia kantiana.
L'esposizione e affermazione di critiche alla religione comprende la critica delle credenze, delle superstizioni, delle verità, dei dogmi e delle pratiche religiose, comprese le sue implicazioni politico-sociali. Le prime registrazioni storiche di critiche rivolte alla religione in Occidente risalgono almeno al V secolo a.C. nell'antica Grecia con il filosofo Diagora di Milo (465–410 a.C.), sofista esponente dell'ateismo dichiarato. Nell'antica Roma uno dei massimi esempi di critica alla religione fu l'epicureo Lucrezio nel suo De Rerum Natura (I secolo a.C.). La critica della religione è complicata dal fatto che esistono più definizioni e concetti di religione in diverse culture e lingue. Con l'esistenza di diverse categorie di religione come il monoteismo, il politeismo, il panteismo, le religioni non-teistiche e diverse religioni specifiche come il cristianesimo, l'ebraismo, l'islam, il taoismo, il buddhismo e molte altre, non è sempre chiaro verso chi o cosa la critica sia rivolta o in che misura sia applicabile ad altre religioni. Ogni religione che promuove le rivendicazioni esclusive delle proprie verità necessariamente denigra le affermazioni di verità di altre religioni. I critici della religione generalmente considerano spesso la religione come un istituto oramai obsoleto, dannoso per l'individuo, dannoso per la società, un ostacolo al progresso della scienza, fonte di atti o costumi immorali ed infine nella sua qualità di strumento politico di controllo sociale.
Il criticismo è un indirizzo filosofico che si propone di studiare e giudicare i problemi della conoscenza filosofica scomponendoli in problemi elementari, per cercare di risolverli. Esso restringe in tal modo il campo di indagine della filosofia, ma ritiene al contempo di acquisire una maggiore sicurezza sulla veridicità delle affermazioni che vengono fatte al suo interno. Il metodo di cui si serve consiste nel criticare o analizzare la ragione tramite la ragione stessa, in modo da scoprirne i limiti e poter così giudicare fondati o infondati alcuni dei principi che essa suole affermare. Il criticismo è stato chiamato anche filosofia del limite, in quanto tende a limitare o a circoscrivere le possibilità della conoscenza umana, per quanto in questo modo essa riesca ad approdare a forme di sapere più sicuro. Il criticismo, in fin dei conti, è un'analisi della ragione umana, che diventa insieme giudice e imputato nel tentativo di scoprire cosa può realmente conoscere e affermare con certezza.Il maggior esponente di questa corrente filosofica è il pensatore tedesco Immanuel Kant, che ricorse alla metafora della colomba per illustrare come, a suo modo di vedere, i limiti imposti all'intelletto siano in realtà costitutivi della sua stessa possibilità di muoversi e di conoscere:
Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. Esse possono essere seguite attraverso le pagine dello Zibaldone e si manifestano con evidenza nei testi letterari, come i Canti e le Operette morali. Partendo da una posizione di estremo pessimismo personale, causato dalla perdita della gioventù, egli approda a un pessimismo cosmico, consapevole dell'«infinita vanità del tutto», comprendente l'umanità e l'intero universo. Leopardi colloca l'unica felicità possibile della vita umana nell'adolescenza, carica di aspettative e illusioni riguardo l'età adulta da cui resteranno tuttavia disingannate, per concludere che il piacere non è uno stato duraturo, ma solo un passaggio transitorio dal dolore alla noia, come sostenuto nel Sabato del villaggio dove l'attesa della festa è destinata a spegnersi nella deludente domenica, o nella Quiete dopo la tempesta per il quale esso è «figlio d'affanno». Pur ritenendo la morte migliore della vita, egli non rinuncia tuttavia alla speranza e alla solidarietà, anche per la tematica tipicamente romantica della morte eroica contro il fato e la natura «matrigna», e quindi in un certo senso, paradossalmente, all'amore per la vita e per le illusioni dell'arte e della poesia.Il pessimismo filosofico di Leopardi ha le sue origini nel materialismo e nel sensismo del Settecento (d'Holbach, Condillac) derivato diretto dal razionalismo propugnato dall'illuminismo, dall'atomismo greco e dal pessimismo mostrato da alcuni autori antichi, come Omero e Lucrezio, con qualche influsso del romanticismo. Esso presenta alcune analogie con il contemporaneo pensiero di Schopenhauer e con l'esistenzialismo successivo, a partire da Nietzsche, anche per la ricerca di un senso nascosto dell'esistenza, che pure è pensato razionalmente come inesistente, la sfida titanico-romantica al «brutto poter che ascoso a comun danno impera» in nome della propria nobiltà intellettuale e d'animo, e la sensibilità acuta per la precarietà e la fragilità dell'essere umano, dei viventi preda di una feroce selezione naturale, e in generale di ogni cosa esistente.
Eros (dal greco antico: ἔρως), tradotto genericamente con amore, non ha quelle connotazioni intimistiche attribuite al termine italiano. Il concetto antico di eros (tradotto in latino con Cupido, Amor) è spesso associato all'attrazione sessuale ma anche, inteso come forza che tiene uniti elementi diversi e talora contrastanti senza arrivare ad annullarli, all'amicizia e, con la finalità di unire in un unico corpo sociale una moltitudine di cittadini, alla politica.Nel suo specifico significato filosofico eros è stato primariamente inteso come la forza vitale che muove il pensiero e la filosofia stessa, fungendo da tramite fra la dimensione terrena e quella sovrasensibile.
Il razionalismo (dal termine latino ratio, «ragione») è una corrente filosofica basata sull'assunto che la ragione umana può in principio essere la fonte di ogni conoscenza. In generale i filosofi razionalisti sostengono che, partendo da «principi fondamentali», individuabili intuitivamente o sperimentalmente, come gli assiomi della geometria, i principi della meccanica e della fisica, si possa arrivare tramite un processo deduttivo ad ogni altra forma di conoscenza. Il razionalismo si è costituito a partire da diversi orientamenti filosofici, avutisi nell'antica Grecia, nel Medioevo, nel Rinascimento e nell'età moderna. In generale si definiscono razionalisti quei sistemi filosofici in cui la realtà è vista come governata da una serie di leggi e principi che sono perfettamente comprensibili con la ragione umana e che coincidono con il pensiero stesso.Si contrappone all'irrazionalismo, il quale privilegia invece altre facoltà intellettive umane legate all'istinto, alla volontà cieca, allo scetticismo, ecc. Il razionalismo è anche un orientamento pedagogico che ha fiducia nella possibilità di incremento delle conoscenze umane da parte dell'individuo e della società, in quanto mediate dal sapere.
Il libero arbitrio è un concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona ha la facoltà di scegliere gli scopi del proprio agire e pensare, tipicamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta o decisione ha origine nella persona stessa e non in forze esterne. Ciò si contrappone alle varie concezioni secondo cui questa possibilità sarebbe in qualche modo predeterminata da fattori sovrannaturali (destino), o naturali (determinismo), per via dei quali il volere degli individui sarebbe prestabilito prima della loro nascita: si parla allora a seconda dei casi di predestinazione, servo arbitrio o fatalismo.
La filosofia naturale o filosofia della natura, conosciuta in latino come philosophia naturalis, consiste nella riflessione filosofica applicata allo studio della natura.
Traugott Konstantin Oesterreich (Stettino, 15 novembre 1880 – Tubinga, 28 luglio 1949) è stato un filosofo tedesco. Oesterreich era interessato alla parapsicologia, ma ha anche sostenuto la filosofia del materialismo. È autore di Die Bessessenheit (1921), un libro parlante di demoni, tradotto in inglese nel 1966. William Peter Blatty, autore de L'esorcista, ha preso spunto dal libro di Oesterreich.
Con il termine innatismo, in filosofia, ci si riferisce a qualsiasi teoria gnoseologica che sostenga che una persona abbia delle conoscenze già al momento della nascita, ovvero che vi siano nozioni e concetti che non vengono appresi tramite l'esperienza. Per innatismo s'intende anche l'esistenza nella mente di un metodo con regole di conoscenza preesistenti ogni esperienza (ad esempio: innatismo cartesiano) . La psicologia teorizza infatti che la mente possieda per ereditarietà o per evoluzione istinti e funzioni che precedono l'esperienza.
Il termine trascendentale, da non confondersi con "trascendente", ha assunto in filosofia diversi significati: comparso per la prima volta nella filosofia medievale per designare una proprietà massimamente «universale», fu rielaborato dal filosofo tedesco Kant e dagli idealisti tedeschi Fichte e Schelling in riferimento a ciò che esiste «in sé e per sé», ma è funzionale ad altro da sé; quest'ultimo significato è stato riadattato infine dalla fenomenologia di Husserl. In campo musicale, si dice di una scrittura virtuosistica estremamente ardua e di particolare effetto.
Per storia della filosofia occidentale si intende la storia del pensiero occidentale così come si è espresso attorno a molteplici questioni filosofiche; iniziata con la nascita del pensiero speculativo greco nel VII secolo a.C., ha coinvolto i pensatori di tutta Europa durante il Medioevo, l'era moderna e contemporanea, in un confronto continuo con i pensatori precedenti e con gli sviluppi di altri campi del sapere. La comune base greca ha trasmesso alla tradizione filosofica occidentale un metodo di pensiero improntato all'antidogmatismo e la sensibilità verso una serie di problematiche ontologiche ed etiche che l'hanno caratterizzata rispetto ad altre tradizioni filosofiche. Non si può poi tralasciare, come secondo substrato della filosofia occidentale, la tradizione giudaico-cristiana che già dalla tarda antichità va ad instaurare un rapporto complesso con il pensiero laico, introducendo una serie di concetti inediti nel pensiero filosofico ed avviando quella dialettica tra fede e ragione variamente risolta nei secoli. Dal punto di vista cronologico, gli storici della filosofia dividono solitamente la lunga storia della filosofia occidentale in quattro periodi: filosofia antica, filosofia medievale, filosofia moderna e filosofia contemporanea.
La fenomenologia è una disciplina filosofica fondata da Edmund Husserl (1859-1938), membro della Scuola di Brentano, che designa altresì lo studio dei fenomeni in ambito filosofico per come questi si manifestano, nella loro apparenza, alla coscienza intenzionale del soggetto, indipendentemente dalla realtà fisica esterna, il cui valore di esistenza viene messo per così dire «tra parentesi».La fenomenologia ha avuto una profonda influenza sull'esistenzialismo in Germania e Francia, ma anche sulle scienze cognitive odierne e nella filosofia analitica.
La filosofia moderna si fa iniziare con l'Umanesimo (XIV secolo circa) dalla rivalutazione dell'uomo e della sua esperienza eminentemente terrena, e terminare con la figura di Immanuel Kant (1724-1804) che aprirà la strada al Romanticismo e alla filosofia contemporanea. Il tratto distintivo di quest'epoca è un accentuato antropocentrismo, unito pur sempre ad un costante riferimento a valori assoluti, fino a quando in alcuni pensatori, soprattutto verso la fine del XVIII secolo con l'Illuminismo, si avrà l'abbandono di un tale connubio, che porterà all'inizio della post-modernità tipica del positivismo e dell'età odierna.
Quello dell'essere è un tema che attraversa tutta la storia della filosofia fin dai suoi esordi. Per quanto già posto dalla filosofia indiana sin dal IX secolo a.C., è all'eleate Parmenide che si deve l'aver dato inizio in Occidente a questo lungo dibattito che percorre i secoli e le diverse culture fino ai nostri giorni. L'Essere, nel senso ontologico cioè suo proprio, è quindi uno dei concetti fondamentali tra quelli elaborati dalla tradizione del pensiero filosofico occidentale.
La Critica della ragion pura (titolo originale Kritik der reinen Vernunft) è l'opera maggiormente nota di Immanuel Kant. L'opera, pubblicata nel 1781, ed in seguito ampiamente rimaneggiata nella seconda edizione del 1787, è suddivisa in due parti: 1. La Dottrina trascendentale degli elementi, che costituisce la prima parte (generalmente più nota della seconda), a sua volta suddivisa in due grandi ripartizioni: Estetica trascendentale Logica trascendentale (composta dall'Analitica trascendentale e dalla Dialettica trascendentale) 2. La Dottrina trascendentale del metodo.
Con il termine scienze cognitive si definisce l'insieme di discipline che hanno come oggetto di studio scientifico e filosofico la cognizione di un sistema pensante, sia esso naturale o artificiale, e che pur operando in campi differenti coniugano i risultati delle loro ricerche al fine comune di chiarire il funzionamento della mente. Esse sono la filosofia della mente, la neurofisiologia, la neuroscienza cognitiva, la psicologia cognitiva, l'intelligenza artificiale (IA) e la linguistica cognitiva, ma si vanno spesso a esplorare territori di confine con l'antropologia, la genetica, l'etologia, l'economia (si pensi alla teoria dei giochi), la scienza cognitiva della matematica e persino l'arte. In ogni caso ciò che qualifica principalmente le scienze cognitive sin dal loro nascere, al MIT di Boston nel 1956, è il loro carattere tipicamente interdisciplinare e il loro costituirsi attraverso una multidisciplinarità che sfrutta la coniugazione di discipline anche molto differenti, per cercare di mettere a fuoco una visione della mente più valida possibile.
Emanuele Severino (Brescia, 26 febbraio 1929 – Brescia, 17 gennaio 2020) è stato un filosofo, accademico e compositore italiano. È considerato da parte della critica come uno dei più grandi filosofi italiani del '900. Il suo pensiero filosofico intende collocarsi oltre tutta la storia della filosofia occidentale che secondo Severino è permeata dal Nichilismo.
Con rasoio di Occam (novacula Occami in latino), chiamato anche "principio di economia" o di parsimonia, si definisce un principio metodologico che, tra più ipotesi per la risoluzione di un problema, indica di scegliere, a parità di risultati, quella più semplice, ovvero: Espresso nel XIV secolo dal filosofo e frate francescano Guglielmo di Occam, è ritenuto alla base del pensiero scientifico moderno.
Il termine inconscio (Unbewusstes in tedesco) indica genericamente tutte le attività mentali che non sono presenti alla coscienza di un individuo. In senso più specifico, rappresenta quella dimensione psichica contenente pensieri, emozioni, istinti, rappresentazioni, modelli comportamentali, spesso alla base dell'agire umano, ma di cui il soggetto non è consapevole.
La filosofia (in greco antico: φιλοσοφία, philosophía, composto di φιλεῖν (phileîn), "amare", e σοφία (sophía), "sapienza", ossia "amore per la sapienza") è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull'essere umano, indaga sul senso dell'essere e dell'esistenza umana. Come intrinseco nel nome stesso la filosofia è l'amore per la sapienza (intesa come conoscenza) e la ricerca.Prima ancora che indagine speculativa, la filosofia fu una disciplina che assunse anche i caratteri della conduzione del "modo di vita", ad esempio nell'applicazione concreta dei principi desunti attraverso la riflessione o pensiero. In questa forma, essa sorse nell'antica Grecia. A rendere complessa una definizione univoca della filosofia concorre il dissenso tra i filosofi sull'oggetto stesso della filosofia: alcuni orientano l'analisi della filosofia verso l'uomo e i suoi interessi così come viene esposto nell'Eutidemo di Platone, per cui essa sarebbe «l'uso del sapere a vantaggio dell'uomo».Nel prosieguo della storia della filosofia altri autori che seguono questa opinione sono per esempio Cartesio («Tutta la filosofia è come un albero, di cui le radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, e i rami che sorgono da questo tronco sono le altre scienze, che si riducono a tre principali: la medicina, la meccanica e la morale, intendo la più alta e la più perfetta morale, che presupponendo una conoscenza completa delle altre scienze, è l'ultimo grado della saggezza»), Thomas Hobbes, e Immanuel Kant, il quale, definisce la filosofia come «scienza della relazione di ogni conoscenza al fine essenziale della ragione umana».Altri pensatori ritengono che la filosofia debba puntare alla conoscenza dell'essere in quanto tale secondo un percorso che, fatte le debite differenze, va dagli eleati sino a Husserl e Heidegger.
Il pensiero occidentale è una collana editoriale italiana fondata nel 2000. Essa trae origine dal nutrito catalogo di filosofia pubblicato dall'Editore Rusconi nella Collana dei Classici del pensiero, nata negli anni Settanta da un'intuizione dello stesso Edilio Rusconi, con l'impostazione di Emanuele Samek Lodovici. In seguito, la collezione fu diretta da Giovanni Reale e, quando nel 1999 l'Editore Bompiani acquisì dalla Rusconi l'intero catalogo filosofico, egli proseguì la supervisione per Bompiani, fino alla sua morte il 15 ottobre 2014. Dopo la scomparsa di Reale la collana - assieme alla collezione Testi a fronte - è stata diretta per cinque anni da una sua allieva, Maria Bettetini, morta il 13 ottobre 2019. Nel frattempo, nel 2017, la casa editrice Giunti ha acquisito il marchio editoriale Bompiani, ceduto dalla Mondadori, che a sua volta aveva comprato la RCS Libri (della quale Bompiani faceva parte) nel 2016. La collezione attualmente comprende oltre 300 volumi: testi di filosofia, teologia, classici delle letterature occidentali e russa, caratterizzandosi per l'innovativa scelta di presentare al pubblico italiano tutti i volumi col testo a fronte in lingua originale.
L'etica, anche chiamata filosofia morale, è una branca della filosofia che "indica quella parte della filosofia che si occupa del costume, ossia del comportamento umano". Il termine deriva dal greco antico ἦθος(trasl. êthos), cioè «carattere», «comportamento», o, meno probabilmente, da ἔθος (trasl. èthos) cioè «costume», «consuetudine». L'Etica studia i fondamenti che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico, ovvero distinguerli in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi secondo un ideale modello comportamentale (ad esempio una data morale). Come disciplina affronta questioni inerenti della moralità umana definendo concetti come il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, la virtù e il vizio, la giustizia e il crimine. Come campo di indagine intellettuale, la filosofia morale è legata ad altre discipline come la psicologia morale, l'etica descrittiva e la teoria dei valori. Questa ultima insieme all'estetica, riguarda questioni di valore e comprende etica e estetica unite nella branca della filosofia chiamata Assiologia o " ‘dottrina dei valori’, cioè ogni teoria che consideri quanto nel mondo è o ha valore e per tale aspetto si distingue da quanto è invece mera realtà di fatto.".
L'espressione diritti animali (o diritti degli animali) si riferisce all'estensione alle altre specie animali di alcuni dei diritti fondamentali dell'uomo, quali il diritto di vivere in libertà o di non soffrire inutilmente. Il termine "diritto" viene inteso in senso morale e legale.
L'idealismo tedesco è una corrente filosofica sviluppatasi in Germania tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX, a seguito della svolta kantiana nella teoria della conoscenza. I più celebri esponenti dell'idealismo tedesco sono, in ordine cronologico: Johann Gottlieb Fichte, Friedrich Schelling e Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Altri pensatori della corrente sono considerati Friedrich Heinrich Jacobi, Karl Leonhard Reinhold, e Friedrich Schleiermacher. Seppur in polemica con la sua linea ufficiale e accademica, può esservi ricompreso anche Arthur Schopenhauer.
Il deismo (dal latino: deus) è una filosofia razionalista e anticlericale sviluppatasi nei secoli XVII e XVIII in Gran Bretagna, diffusa successivamente in Francia, Germania e Stati Uniti d'America. Nato in un'epoca fortemente segnata dalle guerre di religione, il deismo intendeva porre fine ai contrasti fra le religioni rivelate in nome di quell'univocità della ragione sentita, in particolare nell'ottica dell'Illuminismo, come l'unico elemento in grado di unire in fratellanza tutti gli esseri umani. In quest'ambito Kant nella Critica della ragion pura diede una definizione dei due termini di deismo e teismo: Il deismo assume quindi a priori l'esistenza di un Essere Supremo, creatore e regolatore delle leggi dell'universo, indispensabile a spiegarne l'ordine, l'armonia e la regolarità. Nega però sia la necessità di una rivelazione, dalla quale comunque prescinde ritenendo che sia solo per gli incolti, sia la storicità di qualsiasi pretesa rivelazione. Nega anche qualsiasi forma di provvidenza. La negazione della rivelazione ha come conseguenza il rifiuto di qualsiasi dogma, testo sacro o autorità religiosa. L'uso corretto della ragione consente all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa e autosufficiente, capace di spiegare il mondo e l'uomo. Il deismo infatti viene definito anche come "religione naturale", fondata non su testi sacri ma sulla ragione che, ribadendo l'esistenza di Dio, lo configura in termini differenti da quelli delle religioni rivelate. Esso assume anche alcuni elementi del panteismo di Spinoza, ma riconferma l'esternalità di Dio rispetto all'universo.
Scolastica è il termine con il quale comunemente si definisce la filosofia cristiana medioevale, in cui si sviluppò il metodo di pensiero dello scolasticismo, detto anche scolastico.