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Toti Scialoja, all'anagrafe Antonio Scialoja (Roma, 16 dicembre 1914 – Roma, 1º marzo 1998), è stato un pittore e poeta italiano. Dopo un periodo espressionista, si è orientato verso un linguaggio pittorico astratto-concreto con una forte carica materica. Parte rilevante della sua attività è stata dedicata al teatro, per cui ha collaborato con scrittori, musicisti, registi e coreografi d'avanguardia. Dal 1961 ha iniziato un'attività originale di poeta, dedicata in parte ai bambini, creando nonsense e limerick e illustrando le sue stesse poesie. È stato docente e direttore dell'Accademia di belle arti di Roma, dove ebbe come allievi molti artisti contemporanei, quali Mario Ceroli, Pino Pascali e Jannis Kounellis, che spesso lo hanno ricordato come un importante ispiratore del loro percorso artistico.
Fabio Sargentini (Roma, 26 agosto 1939) è un gallerista, attore, regista e scrittore italiano. È conosciuto come gallerista d'avanguardia e direttore della storica Galleria L'Attico di Roma. Nella sua carriera di gallerista ha lanciato molti artisti tra cui Pino Pascali, Jannis Kounellis, Luigi Ontani, Piero Pizzi Cannella, Nunzio, Sergio Ragalzi, Giancarlo Limoni, Claudio Palmieri, Enrico Luzzi, Marco Tirelli, Claudio de Paolis e si è adoperato per superare lo steccato tra le arti: dalla sua galleria sono infatti passati non solo la pittura e la scultura contemporanea, ma il teatro, la musica e la danza. Fabio Sargentini ha sempre accompagnato la sua attività di gallerista d'avanguardia a quella teatrale e letteraria. Ha promosso diversi festival di danza e musica e dal 1979 ha messo in scena diverse opere teatrali. Sul versante letterario ha inoltre pubblicato diversi volumi.
Art/tapes/22, fondato fra la fine del 1972 e l'inizio del 1973 a Firenze, è stato uno dei quattro centri italiani di produzione della Videoarte. Cogliendo l'esempio di Gerry Schum e delle sperimentazioni americane dei movimenti Fluxus, Maria Gloria Bicocchi e suo marito Giancarlo iniziarono a Firenze un'avventura d'avanguardia nella produzione di video d'arte, coinvolgendo nella loro vita privata una grande quantità di artisti emergenti che iniziarono a lavorare con i mezzi messi loro a disposizione dallo studio. Art/tapes/22 ospita una comunità creativa che in soli quattro anni produce quasi 150 opere video. Vito Acconci, Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Bill Viola, Pier Paolo Calzolari, Marina Abramović, David Ross, Arnulf Rainer, Charlemagne Palestine, Alberto Moretti, Maurizio Nannucci, Gilberto Zorio, Antoni Muntadas, Ketty La Rocca, Dennis Oppenheim, Urs Lüthi, Allan Kaprow, Jannis Kounellis, Joan Jonas, Joseph Beuys, David Hall, sono solo alcuni dei nomi che sono passati da Casa Bicocchi per produrre un lavoro. La documentazione fotografica backstage della realizzazione di queste opere è stata realizzata dal fotografo Gianni Melotti. Alla fine del 1976 lo studio chiude e cede tutte le opere prodotte e parte della documentazione fotografica di Gianni Melotti all'Archivio Storico delle Arti Contemporanee ASAC dell'Ente Biennale di Venezia. Dopo il restauro conservativo, le opere prodotte da Art/tapes/22 sono oggi consultabili a Venezia.
Gianni Sassi (Varese, 8 settembre 1938 – Milano, 14 marzo 1993) è stato un produttore discografico, imprenditore e fotografo italiano.
La Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea è un museo statale italiano con sede a Roma. Custodisce la più completa collezione dedicata all'arte italiana e straniera dal XIX secolo a oggi. Tra dipinti, disegni, sculture e installazioni, le quasi 20.000 opere della raccolta sono espressione delle principali correnti artistiche degli ultimi due secoli, dal neoclassicismo all'impressionismo, dal divisionismo alle avanguardie storiche dei primi anni del Novecento, dal futurismo e surrealismo, al più cospicuo nucleo di opere di arte italiana tra gli anni ’20 e gli anni ’40, dal movimento di Novecento alla cosiddetta scuola romana. È di proprietà del Ministero per i beni e le attività culturali, che dal 2014 la ha annoverata tra gli istituti museali dotati di autonomia speciale.
La Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino (anche conosciuta con l'acronimo di GAM Torino) si trova in Via Magenta, 31 (quartiere Crocetta), nella Circoscrizione 1 di Torino, in Italia. Fu fondata attorno al 1891-95. Ospita le collezioni artistiche permanenti dell'Ottocento e del Novecento. Fa parte della Fondazione Torino Musei, che comprende anche il MAO (Museo d'Arte Orientale), Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja (Museo Civico d'Arte Antica), il Borgo e la Rocca medievali.
Con il termine body art ("arte del corpo" dall'inglese), si intendono tutte quelle forme artistiche che utilizzano il corpo come mezzo d'espressione e/o come linguaggio. Le forme più comuni di body art sono il tatuaggio o il body piercing. Altre pratiche tipiche della body art comprendono la scarificazione, il Branding, gli impianti sottopelle, il body painting ed altre forme di modificazione corporea.
Con la denominazione di arte pubblica (in inglese public art) si indica una specifica modalità di presentazione e fruizione dell'arte che entra nel tessuto sociale e nella struttura urbana della città. Portare l'arte sul territorio pubblico rappresenta l'occasione di far uscire la creatività dai luoghi ad essa deputati, di porla a stretto contatto con un pubblico ampio e allo stesso tempo di caratterizzare o rivalutare l'ambiente cittadino. Le opere sono pensate appositamente per il luogo, ossia sono site-specific, e non sono staccate da esso da alcun piedistallo: l'arte pubblica inizia infatti ad essere realizzata a partire dagli anni settanta, nel momento della crisi della concezione urbanistica moderna, e si allontana dall'idea di monumento in quanto ha fini comunicativi e mai celebrativi. Un esempio è "Ago, filo e nodo" di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen in piazza Luigi Cadorna a Milano, un enorme ago conficcato nella pavimentazione della piazza. Gli artisti italiani che hanno realizzato opere d'arte pubblica sono Mario Merz, Mimmo Paladino (famosa la sua Montagna di Sale in Piazza Plebiscito a Napoli, nel 1995, nella duplicazione dell'installazione originale, ubicata a Gibellina in Sicilia, nel 1990), Mauro Staccioli, Vito Acconci, Franco Summa, Alberto Garutti, Giulio Paolini, Massimo Ghiotti, Antonio Paradiso, Hidetoshi Nagasawa, Ugo Marano, Riccardo Dalisi, Antonio Trotta (con il suo "Monumento alla Resistenza" realizzato a La Spezia nel 2005), Angelo Riviello (con la "Fontana della Chiena" nel dopo-sisma del 1980, in Piazza Melchiorre Guerriero a Campagna (SA).Tra i giovani più attivi in questo ambito sono Carlo Buzzi, Maurizio Cattelan, Loris Cecchini, Andreco, Stefano Cagol e molti altri. È evidente che per la sua modalità pubblica, l'opera deve possedere le caratteristiche di riconoscibilità e di collocabilità nel tessuto urbano, e quindi fare i conti con il contesto paesaggistico, territoriale e in definitiva urbanistico nel senso più completo del termine. Storicamente l'opera pubblica è stata un facile strumento di produzione del consenso, di celebrazione di eventi o di personaggi appartenenti alle classi alte, per la consacrazione della loro autorità. Questi fattori rendono estremamente complicata la progettazione delle opere pubbliche, in quanto l'artista deve tenere conto della situazione reale in cui va ad intervenire. Sul territorio sono ovviamente presenti tutte le contraddizioni prodotte dalla nostra società, come l'espulsione dei ceti più deboli dai centri urbani, la marginalizzazione delle periferie anche dal punto di vista culturale, le questioni inter-etniche che esplodono con l'aumento dell'immigrazione extracomunitaria, la centralità nei meccanismi economici della rendita fondiaria, ecc. L'artista che si cimenta con la progettazione dell'arte pubblica deve necessariamente compiere scelte difficili, fra le tensioni verso il proprio riconoscimento pubblico e il reale coinvolgimento dei fruitori dell'opera. Scelte difficili come quelle dell'urbanista, che quasi sempre nel tempo vengono violate dal potere istituzionale in nome dello sviluppo. Il dibattito sulle problematiche inerenti l'arte pubblica è ripreso a partire dall'inizio del nuovo millennio, con l'acuirsi delle contraddizioni sociali e l'aumento problematico dell'immigrazione. Numerose riflessioni si stanno consolidando nel dibattito fra i critici, gli artisti e gli esperti d'arte che sulla scorta delle loro esperienze provano a dare delle risposte parziali agli interrogativi più impellenti.
Arte di strada o arte urbana è riferito a quelle forme di arte che si manifestano in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: bombolette spray, adesivi artistici, arte normografica, proiezioni video, sculture ecc... La sostanziale differenza tra l'arte di strada e i graffiti si riscontra nella tecnica non per forza vincolata all'uso di vernice spray e al soggetto non obbligatoriamente legato allo studio della lettera, mentre il punto di incontro che spesso fa omologare le due discipline rimane il luogo e alle volte alcune modalità di esecuzione, oltre all'origine mediatica della terminologia (originariamente nota come graffitismo o writing). L'arte urbana non è da confondere con i graffiti perché questi ultimi sono da considerarsi una categoria a sé stante, visualmente e concettualmente differente, facente capo alla cultura hip hop. Il termine inglese "street art" e il suo omologo italiano "arte urbana" rimangono tuttavia piuttosto vaghi e discussi, specie all'interno dell'arte stessa. Il termine ha varie accezioni, sia inclusive che esclusive e non è chiaro il confine dell'arte urbana stessa (quando per esempio questa "migra" su tela). Uno dei pionieri di quest'arte, l'americano John Fekner, descrive la street art come "tutto quello che sta in strada che non siano graffiti". Le motivazioni che spingono tantissimi giovani a intraprendere questo percorso non canonico dell'arte possono essere molto varie. Per alcuni è una forma di critica verso la proprietà privata, rivendicando le strade e le piazze; spesso, nell'arte di strada, si fa una contestazione contro la società o contro la politica. Per altri è più semplicemente un modo per esporre liberamente, senza i vincoli di gallerie e musei; quindi una maniera per autopromuoversi e operare in piena autonomia. L'arte di strada offre infatti la possibilità di avere un pubblico potenzialmente vastissimo, spesso molto maggiore di quello di una tradizionale galleria d'arte.