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I Tedeschi del Volga (in tedesco Wolgadeutsche) furono una popolazione di etnia tedesca che visse lungo il basso corso del fiume Volga (a valle della città di Saratov), nella parte meridionale della Russia europea. Non si fusero con la popolazione locale ma mantennero cultura, lingua, tradizioni e religioni tipiche della loro terra d'origine: erano infatti luterani, riformati, cattolici e mennoniti. Molti tedeschi del Volga emigrarono nel Midwest degli Stati Uniti, in Canada, in Brasile, in Argentina, in Paraguay ed altri stati tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo; verso la fine del XX secolo, la maggior parte di quelli rimasti ancora in Russia si sono trasferiti in Germania.
L'Europa (/euˈrɔpa/) è una regione geografica del mondo, comunemente considerata un continente in base a fattori storico-culturali e geopolitici, l'unico situato interamente nell'emisfero settentrionale. Costituisce l'estremità occidentale del supercontinente Eurasia, o anche una delle tre parti del supercontinente Eurafrasia. È stata la culla della civiltà occidentale, assieme al Medio Oriente. La storia e la cultura europea hanno influenzato notevolmente quelle degli altri continenti, verso i quali, a partire dal XVI secolo, sono state frequenti e massicce le migrazioni, specialmente in America e in Oceania, dove gli europei sono ora in maggioranza rispetto alle popolazioni locali; varie forme di colonialismo e di imperialismo europeo hanno influenzato profondamente la Storia degli ultimi secoli.
L'Estonia, ufficialmente Repubblica d'Estonia (in lingua estone: Eesti Vabariik), con capitale Tallinn, è una repubblica parlamentare situata nell'Europa nord-orientale, confinante ad est con la Russia e a sud con la Lettonia e bagnata a nord e ad ovest dal Mar Baltico, che la separa dalla Finlandia e dalla Svezia. È il più settentrionale dei Paesi baltici, con i quali è spesso accomunata da simili vicende storiche; tuttavia la lingua e la cultura non sono di origine baltica ma ugrofinnica, come la vicina Finlandia, e per questo aspira maggiormente a essere considerata come uno stato nordico.La superficie totale è pari a 45 228 km², mentre la popolazione totale è di 1 340 194 abitanti.È uno Stato membro dell'Unione europea, della NATO e dell'OCSE ed è anche uno dei paesi firmatari del protocollo di Kyoto. È stata protagonista di una crescita economica dal 2010, grazie alla ripresa della domanda estera e delle esportazioni verso i suoi principali partner commerciali scandinavi, Svezia e Finlandia.Lo stato è uno dei primi al mondo per innovazione, diffusione ed utilizzo delle nuove tecnologie, come Internet e il commercio elettronico, tanto da aver avviato già nel 1997 il progetto e-Estonia. Sul territorio sono presenti circa 1140 punti Wi-Fi.L'Estonia è passata all'euro il 1º gennaio 2011, divenendo il diciassettesimo membro dell'eurozona, nella quale è uno degli Stati col più basso debito pubblico.
Gli ebrei americani o statunitensi ebrei sono i cittadini degli Stati Uniti d'America che professano l'ebraismo o che si considerano ebrei secondo una definizione di gruppo etnico o nazionalità. La comunità ebraica statunitense è rappresentata perlopiù da Aschenaziti immigrati dall'Europa centrale e dall'Europa orientale e dai loro discendenti; essi costituiscono all'incirca il 90% dell'intera popolazione ebraica statunitense.. Sono presenti anche alcune minoranze significative tra cui i Sefarditi e i Mizrahì oltre che un numero minore di convertiti (i Ghiur). Tra gli ebrei americani sono stimati in un certo numero anche afroamericani o di origine africana, escludendo gli ebrei nordafricani che vengono invece considerati di etnia sefardita o mizrahì. Si calcola vi possano essere dai 20.000 ai 200.000 afroamericani di religione ebraica negli Stati Uniti. I più noti ebrei afroamericani includono Lisa Bonet, Sammy Davis Jr., Yaphet Kotto, Yitzchak Jordan e il rabbino Capers Funnye. La comunità manifesta una vasta gamma di tradizioni inerenti alla cultura ebraica le quali comprendono l'intero spettro dell'osservanza religiosa. A seconda delle definizioni religiose e dei diversi dati demografici del censimento degli Stati Uniti d'America, l'America ospita la seconda (dopo Israele) o - in alternativa - la più grande comunità ebraica dell'intero pianeta. Nel 2012 gli ebrei americani sono stati stimati tra i 5,5 e gli 8 milioni di persone (più strettamente tra 6.829.000 e 7.160.000), a seconda dell'auto-identificazione nel termine, che viene a rappresentare dall'1,7 al 2,6% degli abitanti secondo le statistiche del 2012. Prendendo i risultati della popolazione allargata, compresi tutti coloro che hanno un'origine ebraica ancestrale piena o parziale, i numeri vanno dagli 8 ai 10 milioni. Ci sono anche 170.000 ebrei americani con cittadinanza israeliana. Vivono soprattutto in area metropolitana; nell'area metropolitana di New York, nell'area metropolitana di Miami, nell'area metropolitana di Los Angeles, nella Delaware Valley, nel'area metropolitana di Chicago, nella San Francisco Bay Area, nella Greater Boston ed infine nell'area metropolitana di Baltimora–Washington. Parlano l'inglese americano, la lingua yiddish e la lingua ebraica moderna. Il 35% è affiliato all'ebraismo riformato, il 18% all'ebraismo conservatore e il 10% all'ebraismo ortodosso; il restante 37% dichiara di non avere alcuna affiliazione religiosa.
Gli Ebrei (in ebraico: יְהוּדִים? עברי, ʿivrîˈ, anche in ebraico: יְהוּדִים?, Yhudim o jehuˈdim), anche detti popolo ebraico, sono un popolo, o gruppo etnoreligioso, e i fedeli di una religione, che prende origine dagli Israeliti del Vicino Oriente antico. Nazionalità e religione ebraiche sono strettamente correlate e l'ebraismo è la fede tradizionale della nazione ebraica.Secondo la tradizione ebraica la loro ascendenza è stata fatta risalire ai patriarchi biblici Abramo, Isacco e Giacobbe, che vivevano a Canaan intorno al XVIII secolo a.C. Storicamente, gli ebrei si erano evoluti in gran parte dalla Tribù di Giuda e Simeone, e in parte dalle tribù israelite di Beniamino e Levi, che tutti insieme formavano l'antico Regno di Giuda. Un gruppo strettamente legato è quello dei Samaritani, che sostengono la discendenza dalle tribù israelite di Efraim e di Manasse, mentre secondo la Bibbia la loro origine è dal popolo portato in Israele dall'Impero Assiro e da alcuni Kohanim (sacerdoti ebrei) che avevano loro insegnato come adorare il "Dio nativo". L'etnia, nazionalità e religione ebraiche sono fortemente correlate, dato che l'ebraismo è la fede tradizionale della nazione ebraica. Coloro che si convertono all'ebraismo assumono una condizione nell'ambito dell'ethnos ebraico pari a coloro che ci sono nati. La conversione non viene incoraggiata dall'ebraismo tradizionale (ortodosso) ed è principalmente applicabile ai casi di matrimoni misti.Nello Stato di Israele è in vigore la Legge del ritorno, in forza della quale chiunque sia in grado di dimostrare di essere figlio o nipote di un ebreo per via matrilineare o patrilineare, o sia convertito all'ebraismo, ha diritto alla cittadinanza israeliana. Il fatto che la possibilità di fruire della Legge del ritorno non sia riservata ai soli ebrei secondo la legge halachica – ovvero ai figli di madre ebrea o ai convertiti all'ebraismo – ha creato in Israele una grande controversia tra chi – avendo una concezione laica dello Stato ebraico – è favorevole a una definizione più allargata di "ebreo" per quel che concerne il diritto alla cittadinanza, e il rabbinato ortodosso che vorrebbe far coincidere Halakhah e Legge del ritorno. Israele è il solo Stato dove gli ebrei sono la maggioranza della popolazione. Gli ebrei hanno inoltre goduto di indipendenza politica due volte in passato, nella storia antica. La prima volta durò dal 1350 al 586 a.C., che comprese il periodo dei Giudici, la Monarchia unita, e la Monarchia divisa dei Regni di Israele e Giuda, finito con la distruzione del Tempio di Salomone. La seconda volta fu all'epoca del Regno Asmoneo dal 140 al 37 a.C. e in qualche misura sotto gli Erodiani dal 37 a.C. al 6 d.C. Dalla distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C., la maggior parte degli ebrei hanno vissuto nella diaspora. Una minoranza in ogni paese in cui vivono (con l'eccezione di Israele), hanno subito molte persecuzioni nel corso della storia, cosicché la popolazione ebraica ha oscillato sia nel numero sia nella distribuzione demografica nel corso dei secoli.
I Cosacchi (in polacco kozacy; in russo: казаки?, traslitterato: kazaki; in ucraino: козаки?, traslitterato: kozaky; forse dalla parola turco-tartara qazaq', nomade o uomo libero) sono un'antica comunità militare che vive nell'Europa orientale, in maggioranza nella steppa ubicata tra Ucraina e gli zarati del nord est. Inizialmente con tale termine furono individuate le popolazioni nomadi tartare delle steppe del sud-est della Russia. Tuttavia, a partire dal XV secolo, il nome fu attribuito a gruppi di slavi (per lo più slavi e slavi ucraini) che popolavano i territori che si estendevano lungo il basso corso dei fiumi Don e Dnepr (questi ultimi erano noti come cosacchi dello Zaporož'e); in questo senso, i cosacchi non costituiscono un gruppo etnico vero e proprio. Altre zone di colonizzazione successiva furono la pianura ciscaucasica (bacini dei fiumi Kuban' e Terek), il basso Volga, la steppa del bacino dell'Ural e alcune zone della Siberia orientale nel bacino del fiume Amur. Il nome cosacco apparirebbe per la prima volta nel 1395, nelle Cronache della Repubblica di Novgorod, ma secondo altri storici solo nel 1444, in un manoscritto russo, per designare soldati mercenari nomadi e liberi (ovverosia non soggetti agli obblighi feudali), che spesso offrivano i loro servigi ai vari principi. Durante la guerra civile russa (1918-1922) i cosacchi, che inizialmente avevano appoggiato la rivoluzione contro lo Zar, si schierarono in gran parte con le Armate Bianche in opposizione ai bolscevichi, mentre nella seconda guerra mondiale lottarono invece sia per gli Alleati sia per l'Asse.
Un conflitto etnico è un conflitto tra due o più gruppi etnici contendenti. Se le fonti del conflitto possono essere di natura politica, sociale, economica o religiosa, gli individui coinvolti nel conflitto devono espressamente combattere per la posizione del proprio gruppo etnico. Questo criterio ultimo differenzia i conflitti etnici da altre forme di conflitto.Un conflitto etnico non necessariamente deve essere violento. In una società multietnica dove la libertà di parola viene tutelata, un conflitto etnico può essere affrontato quotidianamente con metodi democratici. Ad esempio i conflitti etnici possono talvolta essere risolti con metodi non violenti perché si possa trovare un accordo tra i gruppi coinvolti. Ad ogni modo, l'oggetto della contesa deve essere, direttamente o simbolicamente, collegato ad un gruppo etnico preciso. Nelle ricche democrazie multietniche, questi conflitti sono spesso istituzionalizzati e "canalizzati nei parlamenti, nelle assemblee e nella burocrazia attraverso dimostrazioni e scioperi non-violenti." Se i paesi democratici non riescono spesso ad evitare che un conflitto etnico sfoci in episodi violenti, i conflitti etnici istituzionalizzati assicurano che i vari gruppi etnici possano articolare le loro proposte e richieste in maniera pacifica, il che riduce sensibilmente l'uso della violenza. Sull'altro fronte, nei sistemi autoritari, le minoranze etniche sono spesso incapaci di esprimere il loro punto di vista al punto da poter poi esplodere violentemente dopo anni di repressione. La pace etnica viene quindi caratterizzata dall'assenza di violenza, ma non dall'assenza di un conflitto. Un'altra conseguenza è che la violenza delle ribellioni etniche spesso riesce a portare al riconoscimento dei diritti politici di gruppi precedentemente marginalizzati.Le spiegazioni accademiche di un conflitto etnico spesso hanno tre scuole di pensiero: il primordialismo, lo strumentalismo ed il socio-costruttivismo. Recentemente diversi sociologi hanno proposto possibili spiegazioni e soluzioni al tema dei conflitti etnici nel mondo. Il dibattito intellettuale si è focalizzato in particolare al fatto che i conflitti etnici siano aumentati particolarmente dopo la fine della guerra fredda, col crescere del consociativismo e del federalismo.
Con il termine battaglia di Stalingrado (in russo: Сталинградская битва?, traslitterato: Stalingradskaja bitva, in tedesco: Schlacht von Stalingrad) si intendono i duri combattimenti svoltisi durante la seconda guerra mondiale che, tra l'estate del 1942 e il 2 febbraio 1943, opposero i soldati dell'Armata Rossa alle forze tedesche, italiane, rumene ed ungheresi per il controllo della regione strategica tra il Don e il Volga e dell'importante centro politico ed economico di Stalingrado (oggi Volgograd), sul fronte orientale. La battaglia, iniziata con l'avanzata delle truppe dell'Asse fino al Don e al Volga, ebbe termine, dopo una serie di fasi drammatiche e sanguinose, con l'annientamento della 6ª Armata tedesca rimasta circondata a Stalingrado e con la distruzione di gran parte delle altre forze germaniche e dell'Asse impegnate nell'area strategica meridionale del fronte orientale. Questa lunga e gigantesca battaglia, definita da alcuni storici come "la più importante di tutta la Seconda guerra mondiale", segnò la prima grande sconfitta politico-militare della Germania nazista e dei suoi alleati e satelliti sul fronte orientale nonché l'inizio dell'avanzata sovietica verso ovest che sarebbe terminata due anni dopo con la conquista del palazzo del Reichstag e il suicidio di Hitler nel bunker della Cancelleria durante la battaglia di Berlino.
Gli Àvari sono, secondo la teoria più accettata, un popolo nomade di lingua turcica, strettamente imparentato con i Protobulgari, che si stabilì, fondando un proprio Stato, nell'area del Volga nel VI secolo. In seguito gli Avari compirono incursioni in Europa, conquistando sia l'intero bacino carpatico e trans-danubiano (terre pannoniche lasciate quasi interamente libere dai Longobardi) sia la piana del Tibisco, creando un regno nel centro dell'Europa che durò per due secoli, il cosiddetto Khanato degli Avari. Sconfitti da Carlo Magno, si fusero principalmente con gli Slavi orientali, ma anche con gli Ungari. Cangrande della Scala amava ricondurre l'origine della propria famiglia a un khan avaro giunto in Italia settentrionale con i Longobardi.