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Pubblicazione: \Firenze! : La Nuova Italia, stampa 1967
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Germania nazionalsocialista (o più comunemente nazista) o Terzo Reich (in tedesco: Drittes Reich, lett. Terzo Impero o Terzo Stato) sono le definizioni con cui comunemente ci si riferisce alla Germania tra il 1933 e il 1945, quando venne governata dal regime totalitario del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori guidato dal cancelliere Adolf Hitler, che assunse il titolo di Führer. Il termine "Terzo Reich" intendeva connotare la Germania nazista come il successore storico del medievale Sacro Romano Impero (962-1806) fondato da Ottone I di Sassonia, e del moderno Impero tedesco (1871-1918), fondato dal Kaiser Guglielmo I. Le denominazioni ufficiali furono Deutsches Reich (tale denominazione era in uso sin dal 1871) dal 30 gennaio 1933 al 26 giugno 1943 e Großdeutsches Reich ("Grande Reich Tedesco") dal 26 giugno 1943 all'8 maggio 1945, ma anche Tausendjähriges Reich ("Reich millenario") per alludere a concetti escatologici. Il 30 gennaio 1933, Hitler venne nominato cancelliere del Reich e, nonostante inizialmente fosse a capo di un governo di coalizione, si liberò velocemente dei partiti alleati, per poi nel giro di un anno accentrare nel governo e nella sua persona sia il potere esecutivo sia quello legislativo, esautorando completamente il Reichstag, e ponendo le basi per quel governo totalitario di estrema destra dalle forti connotazioni nazionalistiche, militaristiche, collettiviste, stataliste, antisemite, e fortemente aggressivo in politica estera. All'epoca, i confini tedeschi erano ancora quelli stabiliti dal Trattato di Versailles del 1919 tra la Germania e le potenze Alleate (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Italia, Giappone e altri) dopo la fine della prima guerra mondiale; a nord la Germania era limitata da mare del Nord, mar Baltico e Danimarca; a est era divisa in due parti e confinava con Lituania, la Città Libera di Danzica, Polonia e Cecoslovacchia; a sud confinava con Austria e Svizzera, mentre a ovest toccava Francia, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi, Renania e Saar. Questi confini cambiarono dopo che la Germania riprese il controllo di Renania, Saar e Territorio di Memel e si annesse l'Austria, i Sudeti e la Boemia e Moravia. Durante la seconda guerra mondiale, la Germania si espanse trasformandosi nella Großdeutschland ("Grande Germania"), secondo i principi del pangermanismo, già sviluppati nel secolo precedente, ma particolarmente cari a Hitler; tale processo di espansione iniziò nel 1938 con l'Anschluss, ossia l'annessione dell'Austria, ma fu l'aggressione alla Polonia che spinse il Regno Unito e la Francia alla dichiarazione di guerra. Nel corso della guerra, la Germania e le altre potenze dell'Asse europee (Italia, Ungheria, Romania e Slovacchia) conquistarono e occuparono tutta l'Europa (con l'eccezione delle isole britanniche, della Svizzera, della Svezia, della penisola iberica e della Turchia europea), nonché parte della Russia europea; la Germania nazista fu l'impero che, fatta eccezione per l'impero romano, unificò e dominò maggiormente la superficie europea in tutta la storia dell'umanità. I nazisti perseguitarono e assassinarono milioni di ebrei e di appartenenti ad altre minoranze etniche, in particolare popolazioni zingare e slave, commettendo il genocidio noto come Olocausto, perseguito, per quanto riguarda gli ebrei, secondo il programma delineato nella cosiddetta "soluzione finale della questione ebraica" (Endlösung der Judenfrage in tedesco), che in ultimo assunse i connotati di un vero e proprio sterminio di massa e che venne illustrato ai capi di varie burocrazie naziste alla conferenza di Wannsee per ottenerne la collaborazione operativa. Furono inoltre perseguitati e spesso uccisi diversi esponenti antinazisti (perlopiù socialisti e comunisti) eseguendo condanne a morte con il Volksgerichtshof (Tribunale del Popolo), nonché Massoni, testimoni di Geova, rom e sinti (quest'altro genocidio è noto come Porajmos), omosessuali tramite il paragrafo 175 del codice penale tedesco del tempo e anche persone affette da malattie ereditarie e congenite gravi sia di tipo fisico sia mentale, tramite il programma Aktion T4. Tra il 1943 e il 1945 la Germania subì una continua serie di pesanti sconfitte da parte degli Alleati, in particolare Unione Sovietica, Stati Uniti e Regno Unito. Ciò portò all'occupazione del territorio tedesco e allo smembramento in quattro settori d'occupazione, poi ridotti a due, dei quali uno filo-occidentale (la Germania Ovest) e l'altro filo-sovietico (la Germania Est).
Il trattato di non aggressione fra il Reich Tedesco e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, comunemente chiamato patto Molotov-Ribbentrop o patto Hitler-Stalin, fu un patto di non aggressione di durata decennale stipulato a Mosca il 23 agosto 1939 fra la Germania nazista e l'Unione Sovietica e firmato rispettivamente dal ministro degli Esteri sovietico Vjačeslav Molotov e dal ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop. I contraenti si impegnavano a non aggredirsi reciprocamente, a non appoggiare potenze terze in azioni offensive e a non entrare in coalizioni rivolte contro uno di essi. L'accordo inoltre definiva in base ad un «Protocollo segreto» anche le rispettive acquisizioni territoriali corrispondenti ai loro obiettivi di espansione: in questo modo l'URSS si assicurò l'annessione della Polonia orientale, i Paesi Baltici e la Bessarabia per ristabilire i vecchi confini dell'Impero zarista, mentre la Germania si vide riconosciute le pretese sulla parte occidentale della Polonia. Quattro giorni prima Germania nazista ed URSS avevano anche firmato un primo accordo commerciale, a cui ne seguiranno altri due nel 1940 e nel 1941.
La campagna di Polonia (in polacco: Wojna obronna 1939 roku, guerra difensiva dell'anno 1939 o Kampania wrześniowa, campagna di settembre; in tedesco: Polenfeldzug, campagna di Polonia; in russo: Вторжение в Польшу, Vtorženie v Pol'šu) fu un'operazione militare diretta all'invasione territoriale della Polonia compiuta in due distinte fasi: dal 1º settembre 1939 dalla Germania e dal 17 settembre dall'Unione Sovietica, allo scopo di spartirsi il territorio polacco al termine delle operazioni. La campagna incominciata il 1º settembre ebbe termine il 6 ottobre con la resa delle ultime forze polacche; l'invasione della Polonia segnò l'inizio della seconda guerra mondiale, in quanto l'aggressione tedesca spinse, il 3 settembre, i paesi alleati della Polonia, Regno Unito e Francia, a dichiarare guerra alla Germania nazista. L'esercito della più grande potenza industriale d'Europa si scontrava con il ben più piccolo esercito polacco: l'esito dell'invasione era scontato, ma nonostante il risultato delle operazioni fosse prevedibile, non lo fu il modo in cui queste si svolsero. La campagna del 1939 fu il primo esempio di un nuovo metodo di condurre la guerra, per definire il quale fu coniata la locuzione di "guerra lampo" (Blitzkrieg), dove le forze tedesche integrarono le dottrine della "guerra di movimento" e le tattiche di infiltrazione sviluppate nella prima guerra mondiale con la moderna tecnologia offerta dai carri armati, dagli aerei e dalle radiocomunicazioni, allo scopo di creare una nuova modalità di guerra caratterizzata dall'uso combinato di quelle nuove forze.
Nel 1933 nella Germania nazista la popolazione religiosa era circa per il 65% membro del protestantesimo e per il 32% del cattolicesimo; gli ebrei costituivano meno dell'1% dell'intera popolazione. Un censimento svoltosi nel maggio del 1939, dopo l'Anschluss dell'Austria in gran parte cattolica, il 54% si considerò protestante, il 40% cattolico, il 3,5 si autoidentificò come "Gottgläubig" (Credenti di Dio, spesso descritti come esponenti del creazionismo e del deismo in predominanza) e l'1,5% come non religioso. Si poteva riscontrare una certa diversità di opinioni personali tra la leadership nazista sul futuro della religione in Germania. I radicali intrisi di anticlericalismo comprendevano il segretario personale di Adolf Hitler, Martin Bormann, il capo del Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda (Ministero del Reich per l'istruzione pubblica e la propaganda) Joseph Goebbels, il filosofo esponente del neopaganesimo Alfred Rosenberg, e il neo-pagano occultista Reichsführer-SS Heinrich Himmler. Alcuni altri nazisti, come Hanns Kerrl, che fu "Ministro per gli Affari della Chiesa" sotto Hitler, spinsero verso una sorta di Cristianesimo positivo, una forma univoca nazista che respingeva le sue origini ebraiche e l'Antico Testamento e che avrebbe dovuto rappresentare il "vero" cristianesimo in lotta contro gli ebrei. Il nazismo voleva trasformare la coscienza collettiva del popolo tedesco - i loro atteggiamenti, sistemi di valori e mentalità - in una "comunità nazionale" unica e obbediente. I nazisti credettero di dover sostituire le differenze di classe, religione e quelle regionali. Attraverso il processo di Gleichschaltung Hitler cercò di creare una Deutsche Evangelische Kirche unificata derivante dalle 28 chiese protestanti tedesche. Il piano fallì, anche per la forte resistenza della Chiesa confessante. La persecuzione della Chiesa cattolica in Germania seguì la salita al potere nazista. Hitler si mosse rapidamente per eliminare il cattolicesimo politico. Seppur tra numerosi atti di molestia nel 1933 venne firmato il concordato (Reichskonkordat) tra il Terzo Reich e il Vaticano, il quale prometteva di rispettare l'autonomia della Chiesa. Hitler ordinariamente ignorò il concordato, facendo chiudere sistematicamente tutte le istituzioni cattoliche le cui funzioni non fossero strettamente religiose; i membri del clero, le monache e i leader laici furono presi di mira, con migliaia di arresti negli immediati anni seguenti. La Chiesa giunse ad accusare il regime di "ostilità fondamentale a Cristo e alla sua Chiesa". Le minoranze religiose più piccole, come i testimoni di Geova e la fede Bahá'í, furono vietate nell'intero territorio tedesco, mentre venne tentata l'eradicazione dell'ebraismo attraverso il genocidio dei suoi aderenti. L'Esercito della Salvezza, i "Santi cristiani" e la Chiesa cristiana avventista del settimo giorno scomparvero dal paese, mentre l'astrologia, la medicina popolare e la medicina alternativa e i "Soldati di fortuna" furono vietate. Il piccolo Movimento per la fede tedesca, che adorava il Sole e le stagioni, fu invece un sostenitore dei nazisti. Molti storici sostengono che i nazisti e lo stesso Hitler avessero l'intento di eliminare interamente il cristianesimo dalla Germania dopo aver concluso la loro campagna vittoriosa in guerra.
La Repubblica Slovacca (in slovacco: Slovenská republika) fu uno Stato alleato della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale, sorto su gran parte dell'attuale territorio slovacco. Confinava con la Germania nazista, la Polonia e il Regno d'Ungheria retto da Miklós Horthy e godette inizialmente di una parziale autonomia, ma durante il conflitto divenne de facto uno Stato satellite del Terzo Reich tedesco. Sebbene la sua esistenza fosse riconosciuta internazionalmente anche dagli altri Stati dell'epoca (inclusa la Santa Sede), con il trattato di pace di Parigi del 1947, a seguito dell'annullamento della Conferenza di Monaco da parte dei vincitori della guerra, la Repubblica Slovacca cessò formalmente di esistere come Stato indipendente autonomo, venendo reintegrata nella Cecoslovacchia. Fu chiamata talvolta anche Prima Repubblica Slovacca (in slovacco: prvá Slovenská republika) o Stato slovacco (Slovenský štát) per distinguerlo dall'odierna (seconda) Repubblica Slovacca, che tuttavia non è da considerarsi lo Stato successore di quello esistito durante la seconda guerra mondiale.
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