Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Autore principale: Bini, G.; Bellini, Elvio
Pubblicazione: [Firenze : Università, 1975]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Con il termine frutticoltura o frutticultura si intende in generale la coltivazione degli alberi da frutto. Nell'ambito delle scienze agrarie la frutticoltura è una branca dell'arboricoltura che si occupa degli aspetti e delle caratteristiche relative agli alberi da frutto.
L'innesto è una pratica agronomica per la moltiplicazione agamica delle piante realizzata con la fusione anatomo-fisiologica di due individui differenti (bionti), detti rispettivamente "portinnesto" e "marza", di cui il primo costituisce la parte basale della pianta e il secondo la parte aerea. Talvolta l'innesto si realizza con tre individui, interponendo fra il portinnesto e il nesto un terzo bionte, detto "intermediario".
Cultivar (pronuncia corretta: /ˈkultivar/; pronuncia accettabile: /kultiˈvar/), abbreviato in cv. secondo il codice internazionale per la nomenclatura delle piante coltivate, è il termine col quale in agronomia s'intende una varietà di pianta coltivata, ottenuta con il miglioramento genetico, che riassume un insieme di specifici caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e merceologici di particolare interesse e trasmissibili con la propagazione, sia per seme sia per parti di pianta. Da un punto di vista pratico, la cultivar sarebbe analoga alla razza di una specie animale realizzata con la domesticazione e la selezione. La cultivar s'identifica perciò in un particolare genotipo, isolato artificialmente con la selezione massale o la selezione individuale, i cui caratteri sono fissati e ripetibili con la propagazione gamica per almeno 3-4 generazioni. Nella sistematica, la cultivar rappresenta una suddivisione minore della sottospecie al pari della varietà, termine che di solito si riferisce alle razze prodottesi spontaneamente in natura.
La talea è il frammento di una pianta appositamente tagliato e sistemato nel terreno o nell'acqua per rigenerare le parti mancanti, dando così vita ad un nuovo esemplare. Il più delle volte si tratta di un rametto destinato a radicarsi.Si tratta di un sistema di riproduzione che sfrutta le enormi proprietà rigenerative dei vegetali, in particolare quella di differenziare il tessuto radicale dal tessuto indifferenziato (meristematico) che si trova in sottilissimi strati sottoepidermici in varie parti della pianta. Nel regno vegetale, le cellule sono totipotenti e in grado di rigenerare parti perdute molto meglio che nel regno animale. Infatti la talea può costituirsi a partire da un frammento di foglia, di ramo, di fusto o radice.
La poltiglia bordolese è un fungicida rameico di contatto, ad azione preventiva, utilizzato come anticrittogamico in agricoltura e nel giardinaggio e, in particolare, nella frutticoltura e nella viticoltura. Il preparato è ottenuto dalla neutralizzazione del solfato rameico pentaidrato con idrossido di calcio. La neutralizzazione si rende necessaria per rimediare alla fitotossicità del solfato di rame puro e permette l'utilizzo diretto della poltiglia in sospensione. Era già utilizzato ai tempi dei romani, come composto a base di rame e calcio, diluiti in acqua.
La cultivar di olivo, pur essendo conosciuto fin dall'antichità, è sempre stato considerato, contrariamente alla vite, una coltura marginale in grado di offrire una produzione anche in condizioni difficili, pertanto degna di poche cure. Il panorama varietale dell'olivicoltura è un settore di studio in piena evoluzione. Nelle zone ad alta vocazione olivicola l'olivo è stato propagato da secoli utilizzando l'innesto sull'olivastro o su semenzali nati spontaneamente o mettendo a dimora piante ottenute dagli ovoli della ceppaia, impiegando nella generalità dei casi materiale di propagazione di provenienza locale e probabilmente ottenuto da una lenta selezione massale. Questa tradizione ha creato un grande patrimonio genetico costituito da un numero imprecisato di ecotipi, cioè di tipi genetici strettamente associati ad un'area geografica. La selezione all'interno degli ecotipi ha portato alla costituzione di vere e proprie cultivar che, nella generalità dei casi, mantengono ancora un'identità strettamente associata ad un territorio (comprensorio, provincia, regione). Sono poche le cultivar che hanno una diffusione su areali più vasti, grazie soprattutto ad una notevole crescita del settore vivaistico in olivicoltura a partire dagli anni 1970. Per questi motivi le conoscenze relative al patrimonio genetico in olivicoltura sono ancora polverizzate, al punto che una stessa cultivar può avere talvolta denominazioni diverse secondo la provincia o il comprensorio.
L’olivicoltura si riferisce a tutte le tecniche riguardanti la coltivazione della pianta di olivo. Modernamente ci si riferisce all'attività dell'intera filiera che comprende numerose figure professionali ed attività produttive a partire dal vivaista, propagatore di materiale genetico di base (come le piantine necessarie per nuovi impianti), per concludersi con la distribuzione commerciale del prodotto finito, passando quantomeno attraverso la figura del coltivatore e del trasformatore industriale (il frantoiano). Parte integrante di questa filiera sono le figure pubbliche del ricercatore scientifico (presso università o istituti di ricerca) e del divulgatore agricolo (con funzioni di trasferimento di informazioni, in entrambi i sensi, fra scienza ed imprenditoria agricola).
Alcune catalogazioni sono state accorpate perché sembrano descrivere la stessa edizione. Per visualizzare i dettagli di ciascuna, clicca sul numero di record
Record aggiornato il: 2024-05-29T01:12:02.780Z