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Rafah ( in arabo: رفح - Rafaḥ ) è una città palestinese nel sud della Striscia di Gaza. È capoluogo del governatorato di Rafah e situata 30 chilometri (19 mi) a sud di Gaza, sul confine con l'Egitto (Valico di Rafah). La popolazione di Rafah è di 152.950 persone (2014), in gran parte composta da rifugiati palestinesi ospitati in due campi profughi, il campo Canada (As-Sultan) a nord e il campo Rafah a sud. Quando Israele si ritirò dal Sinai nel 1982, la città di Rafah fu divisa in una parte di Gaza e in una parte egiziana, dividendo le famiglie, separate da barriere di filo spinato. Il centro della città fu distrutto da Israele ed Egitto per creare una zona cuscinetto. Rafah è il sito del valico di frontiera di Rafah, l'unico punto di attraversamento tra l'Egitto e lo stato della Palestina. L'unico aeroporto di Gaza, l'aeroporto internazionale Yasser Arafat, era situato a sud della città; ha funzionato solo dal 1998 al 2001, quando è stato bombardato e demolito dall'esercito israeliano (IDF) per rappresaglia dopo l'uccisione di soldati israeliani da parte di membri di Hamas. Nel corso degli anni Rafah è stato conosciuta come "Robihwa" dagli antichi egizi, "Rafihu" dagli Assiri, "Ῥαφία, Rhaphia" dai Greci, "Raphia" dai Romani, רפיח "Rafiaḥ" dagli ebrei, "Rafh" dalcaliffato arabo. La traslitterazione del nome ebraico "Rafiah" è usata nell'inglese moderno insieme a "Rafah"
La Prima Aliyah (detta anche "l'Aliyah dei Contadini") è stata la prima ondata moderna dell'Aliyah sionista. Gli ebrei immigrati in Palestina erano prevalentemente provenienti dall'Europa dell'est e dallo Yemen. Quest'ondata di migrazione cominciò negli anni 1881-1882 e terminò intorno al 1903. Circa 25.000-35.000 ebrei immigrarono nella Palestina Ottomana durante questa migrazione. Contrariamente alla precedente storia di immigrazione ebraica in Palestina, che vedeva principalmente piccoli gruppi di persone animati da motivi religiosi e senza obiettivi pratici in mente, questa Aliyah si inserisce nel vasto movimento volto all'istituzione di uno Stato ebraico denominato sionismo.
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Giacomo il Minore (5 – Gerusalemme, 62) è stato uno dei dodici apostoli di Gesù.
L'esodo palestinese del 1948 (in arabo: الهجرة الفلسطينية, al-Hijra al-Filasṭīniyya), conosciuto soprattutto nel mondo arabo, e fra i palestinesi in particolare, come nakba (in arabo: النكبة, al-Nakba, letteralmente "disastro", "catastrofe", o "cataclisma"), è l'esodo della popolazione araba palestinese durante la guerra civile del 1947-48, al termine del Mandato Britannico, e durante la guerra arabo-israeliana del 1948, dopo la fondazione dello Stato di Israele. Nakba è il nome assegnato a questo evento dalla storiografia, non solo araba. Durante tale conflitto, più di 700.000 arabi palestinesi abbandonarono città e villaggi, o ne furono espulsi, e, successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno nelle proprie terre, sia durante sia al termine del conflitto. La proporzione fra i palestinesi che erano fuggiti o che furono cacciati, le cause e le responsabilità dell'esodo, il suo carattere accidentale o intenzionale, come pure il diniego, dopo la cessazione dei combattimenti, del diritto al ritorno degli abitanti arabo-palestinesi (musulmani e cristiani), sono un soggetto fortemente dibattuto sia da parte degli studiosi del conflitto israelo-palestinese, sia da parte degli storici specialisti degli eventi di tale periodo. Questo esodo è anche all'origine della successiva problematica dei rifugiati palestinesi, che costituisce uno dei contenziosi più difficili da risolvere del più ampio conflitto arabo-israeliano e del conflitto israelo-palestinese. I rifugiati palestinesi e i loro discendenti registrati dall'UNRWA erano 5.149.742 nel 2015, distribuiti in Giordania, Striscia di Gaza, Cisgiordania, Siria e Libano; di questi molti risiedevano nei campi-profughi palestinesi.L'espressione Yawm al-Nakba (in arabo: يوم النكبة, "Giorno della Nakba"), identifica la ricorrenza, commemorata ogni anno il 15 maggio, con la quale le genti palestinesi e lo Stato di Palestina, con altri paesi arabi, rievocano l'estromissione nel 1948 di buona parte degli abitanti arabi della Palestina dai confini dello Stato d'Israele. Nel febbraio 2010 la Knesset ha varato una legge che proibisce di manifestare pubblicamente in Israele lutto e dolore il 15 maggio.La nuova storiografia israeliana ha definito l'esodo palestinese un atto di pulizia etnica.
Il conflitto israelo-palestinese (in ebraico: הסכסוך הישראלי-פלסטיני?, Ha'Sikhsukh Ha'Yisraeli-Falestini; in arabo: النزاع-الفلسطيني الإسرائيلي, al-Niza'a al'Filastini al 'Israili) è il conflitto politico, armato e sociale in corso tra Israele e i palestinesi, e trae origine all'inizio del XX secolo. Il conflitto è parte del più vasto Conflitto arabo-israeliano. Sono stati identificati quattro principali ostacoli alla risoluzione dei conflitti: la creazione di confini sicuri e definiti, il controllo di Gerusalemme, gli insediamenti israeliani e il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, a cui devono essere aggiunti altri ostacoli, come le uccisioni di civili palestinesi (compresi bambini e donne), il terrorismo palestinese, libertà di movimento palestinese, sicurezza israeliana e altre questioni relative ai diritti umani. La violenza derivante dal conflitto ha portato a varie posizioni internazionali sul conflitto.Sono stati intavolati vari tentativi di negoziazione per una Soluzione dei due Stati, che implicherebbe la creazione di uno Stato di Palestina indipendente, accanto allo Stato di Israele. Nel 2016, secondo uno studio dell'Istituto israeliano per la democrazia e del Centro palestinese per la ricerca e le indagini politiche, la maggioranza degli israeliani e dei palestinesi ha preferito la soluzione dei due stati per risolvere il conflitto. D'altro canto, una considerevole maggioranza della popolazione israeliana ritiene legittima l'esigenza palestinese di creare uno Stato indipendente e ritiene che Israele possa accettare la creazione di tale Stato. La maggior parte dei palestinesi e degli israeliani vede la Cisgiordania e la Striscia di Gaza come il luogo ideale dell'ipotetico Stato palestinese in una soluzione a due Stati. Tuttavia, vi sono importanti aree di disaccordo sulla forma di un accordo finale e anche sul livello di credibilità che ciascuna parte apprezza nell'altra nel difendere gli impegni di base.All'interno della società israeliana e di quella palestinese, il conflitto genera un'ampia varietà di posizioni. Un tratto distintivo del conflitto è stato il livello di violenza perpetratosi per gran parte della sua durata. Ci sono stati scontri tra eserciti regolari, gruppi paramilitari, cellule terroristiche e cittadini indipendenti. Questi scontri non sono stati strettamente limitati al campo militare e hanno causato un gran numero di vittime tra la popolazione civile di entrambe le parti. Ci sono importanti attori internazionali coinvolti nel conflitto. Le due parti che hanno partecipato ai colloqui di pace diretti, se presenti, sono il governo di Israele, attualmente guidato da Benjamin Netanyahu e lo stato di Palestina, attualmente presieduto da Mahmud Abbas. Il Quartetto per il Medio Oriente, composto da un inviato speciale degli Stati Uniti, un altro dalla Russia, un terzo dall'Unione europea e uno dalle Nazioni Unite, media i negoziati ufficiali. La Lega araba è un altro attore importante che ha proposto un'Iniziativa di pace araba. L'Egitto, membro fondatore della Lega araba, è stato storicamente un partecipante chiave. Dal 2007, la politica palestinese è stata fratturata dal conflitto tra le due principali fazioni: Fatah e lo storico rivale Hamas. In seguito alla vittoria di Hamas alle Elezioni legislative in Palestina del 2006 e alla sua presa di potere nella Striscia di Gaza a giugno 2007, il territorio controllato dall'Autorità Nazionale Palestinese (il governo provvisorio palestinese) è diviso tra Fatah in Cisgiordania e Hamas nella Striscia di Gaza. La divisione del comando tra le parti ha causato il crollo del governo bipartitico dell'ANP. I negoziati diretti tra il governo israeliano e la guida palestinese sono iniziati nel settembre 2010 e miravano a raggiungere un accordo sullo status ufficiale finale, anche se poco dopo sono stati interrotti a tempo indeterminato.
Il conflitto arabo-israeliano (in arabo: الصراع العربي الإسرائيلي, al-Ṣirāʿ al-ʿarabī al-isrāʾīlī, in ebraico: הסכסוך הישראלי-ערבי?, ha-sikhsukh ha-israeli-aravi) è un conflitto politico-militare che vede contrapposti lo Stato di Israele da una parte e i palestinesi e gli Stati arabi circostanti dall'altra. Le radici del conflitto risiedono nella nascita del sionismo e del nazionalismo palestinese verso la fine del diciannovesimo secolo. Il territorio geografico della Palestina, allora sotto il dominio turco-ottomano, era infatti considerato allo stesso tempo dal movimento sionista come patria storica del popolo ebraico e dal movimento nazionalista palestinese come territorio appartenente ai suoi abitanti arabi palestinesi. Il conflitto tra ebrei e arabi palestinesi nel mandato britannico della Palestina iniziò negli anni venti del Novecento. La fase principale del conflitto su larga scala tra Israele e gli Stati arabi ebbe luogo dal 1948, anno della proclamazione dello Stato di Israele, al 1973, e fu costituita da una serie di guerre arabo-israeliane: la guerra del 1948, la guerra di Suez del 1956, la guerra dei sei giorni del 1967 e la guerra del Kippur del 1973. Accordi di pace sono stati firmati tra Israele ed Egitto nel 1979 e tra Israele e Giordania nel 1994, cosicché il conflitto si è tramutato nel corso degli anni da conflitto arabo-israeliano su larga scala a un più localizzato conflitto israelo-palestinese (anche detto questione palestinese), incentrato sul mutuo riconoscimento di sovranità e indipendenza dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina, proclamato nel 1988 sui territori palestinesi occupati da Israele nel 1967. Anche il conflitto israelo-palestinese è stato caratterizzato da una serie di guerre tra Israele e organizzazioni palestinesi come l'OLP e Hamas: la guerra del Libano del 1982, la prima e seconda intifada e ripetute guerre nella striscia di Gaza. Nonostante gli accordi di Oslo del 1993, che hanno portato al mutuo riconoscimento tra Israele e OLP e alla creazione dell'Autorità Nazionale Palestinese, ed il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'ONU nel 2012, un accordo di pace definitivo tra Israele e Palestina non è stato ancora raggiunto, mentre proseguono ad intermittenza sia le ostilità, sia i negoziati di pace.
Muḥammad Amīn al-Ḥusaynī (anche reso come Amin al-Husseini, in arabo: محمد أمين الحسيني; Gerusalemme, 1897 – Beirut, 4 luglio 1974) è stato un politico palestinese, Gran Mufti di Gerusalemme. Fu uno dei principali leader nazionalisti arabi radicali degli anni trenta, indicato anche come un precursore del fondamentalismo islamico, malgrado i suoi lavori non abbiano mai inteso coinvolgere aspetti regolati dalla teologia islamica. Noto per la sua avversione verso l’ebraismo in Palestina, al-Ḥusaynī combatté contro l'instaurazione di uno Stato ebraico nel territorio mandatario britannico in Palestina e sostenne la creazione di uno Stato arabo in sua vece. A tal fine, al-Ḥusaynī non esitò a cercare il sostegno della Germania nazista e dell'Italia fascista, collaborando in seguito attivamente con la prima durante la seconda guerra mondiale, facilitando ad esempio il reclutamento di musulmani nelle formazioni internazionali delle Waffen-SS ed in quelle del Regio Esercito italiano. Contrariamente a quanto sovente sostenuto, l'ascesa religiosa e politica di al-Ḥusaynī fu contrastata già a partire dall'inizio degli anni venti da una parte della società arabo-palestinese.