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Nota introduttiva In queste pagine il computo degli anni è riportato secondo l'Anno Domini (estesa agli anni avanti Cristo) e quindi utilizzando il calendario solare gregoriano. La suddivisione di queste pagine di cronologia storica in cronologia della protostoria, cronologia della storia antica e cronologia del Medioevo ha solo significato metodologico per evitare la costruzione di un'unica pagina di "Cronologia della storia del mondo", troppo complicata, pesante ed ambiziosa da gestire; si è scelto pertanto di dividere i periodi in base ad alcuni riferimenti storici importanti: la scoperta della scrittura in Mesopotamia ed Egitto (passaggio dalla protostoria alla storia antica) e la scoperta delle Americhe da parte degli europei (fine del Medioevo). La cronologia della storia antica è composta da questa pagina principale, suddivisa in 8 paragrafi di 500 anni, ciascuno contenente una tabella riassuntiva geografica ed una cronologia sintetica ed essenziale; ad ogni paragrafo è collegata una pagina specifica con la cronologia estesa ed approfondita di quei cinque secoli, e non solo perché ci sono altri reperti storici che sono molto importanti come per esempio l'affresco dell'isola di creta o gli anni cinquanta del novecento La cronologia adottata per la Mesopotamia e l'Egitto è la cronologia media.
La storia dell'Africa, secondo il modello paleoantropologico dominante, inizia con la Storia dell'umanità stessa: è infatti in questo continente che avviene la comparsa dell'Homo sapiens. Dall'Africa si sono altresì originate e da lì sono poi migrate, in epoche preistoriche e protostoriche, le prime culture umane, come la cultura litica olduvaiana, aree di pertinenza di paleontologia e archeologia. La storiografia basata sui ritrovamenti archeologici con documentazione scritta di varie culture, ci è nota a partire dalla nascita e lo sviluppo della civiltà egizia, del regno nubiano, di altri regni e società e della loro interazione. Dal VII secolo d.C., l'Africa ha ricevuto una forte influenza islamica, sia sulle coste orientali, sia in Egitto, nelle regioni del Maghreb e del Sahel. La tratta degli schiavi, avviata dagli Arabi sin dal X secolo e proseguita con maggiore intensità verso la tratta atlantica gestita dagli Europei dal XVI secolo in poi, ha interessato tutto il continente fino al XIX secolo e preceduto il colonialismo. Occorre però dire che nella zona di influenza islamica la schiavitù è rimasta una realtà viva sino ad oggi. La stagione delle indipendenze è iniziata nel 1951, quando la Libia è formalmente diventata una nazione libera. La storiografia che interessa l'Africa è stata a lungo appannaggio del pensiero culturale europeo. Dopo la pubblicazione, nell'ultimo quarto del XX secolo, della Cambridge History of Africa e della UNESCO General history of Africa (quest'ultima con la partecipazione di tutti i più importanti storici africani), si è giunti ad un nuovo approccio che tiene conto di documentazione prima non presa in considerazione.
Il termine "storia antica" ( o Antichità o Età Antica o Evo Antico) indica la prima età della storia ed è una delle quattro grandi epoche storiche definite dalla periodizzazione più in uso in Occidente (antica, medievale, moderna e contemporanea). Dell'antichità si è soliti distinguere una storia "preclassica" (precedente l'apparizione di fonti greco-romane) e una classica (Grecia e Roma antiche). Il termine "Storia antica" indica anche la disciplina che studia questo periodo (della durata approssimativa di 4000 anni).
L'Asia è una regione geografica del mondo, comunemente considerata un continente, a sua volta parte del supercontinente euroasiatico insieme all'Europa e di quello eurafrasiatico insieme ad Europa ed Africa. È il più vasto dei continenti del mondo, con una superficie di oltre 4,4 volte più grande di quella dell'Europa e pari a circa un terzo di tutte le terre emerse e, con circa 4,4 miliardi di abitanti, è anche il più popolato.
Il Sultanato di Aussa (o anche: Awsa o Assaw) (r. 1734-Oggi), conosciuto anche come il Sultanato degli Afar, fu un regno esistito nell'Etiopia orientale nell'area confinante con il Gibuti. Fu considerato la monarchia dominante il popolo Afar, al quale gli altri governanti Afar nominalmente riconosciuto primato. La società Afar è tradizionalmente suddivisa in regni indipendenti, ognuno governato dal suo sultano. Il sultanato di aussa succede al precedente Imamato di Aussa (questo sistema nacque nel 1577 quando Muhammed Jasa spostò la capitale da Harar ad Aussa con la divisione del sulatanato di adal nelle città stato di Harari e Aussa. Durante la seconda guerra italo-abissina, il sultano Mahammad Yayyo, dopo essere stato inizialmente messo in fuga con un colpo di mano di una spedizione di militari e avventurieri italiani, sauditi e yemeniti, cooperò con gli invasori italiani e di conseguenza nel 1943 con il reinsendiamento del governo etiope il sultano fu catturato con una spedizione militare. Fino alla sua morte nell'aprile 2011, il più recente sultano degli Afar fu Alimirah Hanfere. Fu esiliato in Arabia Saudita nel 1975, ma ritornò dopo la caduta del regime di Derg nel 1991.
L'espressione arte islamica o arti islamiche comprende le arti prodotte a partire dall'Egira (622 dell'era cristiana) fino al XIX secolo da artisti (non necessariamente musulmani), che hanno vissuto in territori culturalmente legati alla religione dell'Islam. Essa riguarda ambiti assai vari, dall'architettura alla calligrafia, dalla pittura all'arte ceramica, ecc. Inizialmente l'arte islamica si è ispirata a quella bizantina, a quella romana, a quella paleocristiana, a quella persiana ed a quella cinese. Fin dall'inizio l'arte islamica pratica l'astrazione e la stilizzazione delle forme che appartengono agli esseri viventi, sforzandosi di descrivere i valori spirituali dell'uomo; evita il naturalismo, che include nella tradizione occidentale l'uso dello spazio tridimensionale, della prospettiva e della modellistica della figura umana in luci e ombre. Può essere suddivisa in vari periodi storici: quello iniziale detto degli Omayyadi (660-750); quello medio degli Abbasidi e quello della dinastia dei turchi Selgiuchidi (1100); quello dei Safavidi (1600); quello della rinascita dell'arte sotto gli Ottomani.L'arte islamica è tipicamente focalizzata sulla riproduzione della calligrafia araba. Più di rado essa si dedica a figure umane: ciò è dovuto alla sensibilità religiosa dei musulmani, timorosi che alla riproduzione delle forme umane possa corrispondere il peccato di idolatria contro Allah, proibito dal Corano, e che nell'arte come imitazione della natura si possa intravedere il tentativo di copiare l'opera dello stesso Allah. Tale sensibilità ebbe importanti effetti anche sull'arte cristiana: in particolare, a ridosso della predicazione di Muhammad, sorse l'eresia pauliciana, che più tardi avrebbe rappresentato l'antesignana dell'iconoclastia. Come si dirà meglio tra poco, non è però vero che l'arte islamica rifiuti in assoluto la rappresentazione delle figure umane, essendo tale limitazione valida soprattutto nei luoghi e nelle opere di tipo religioso e meno in quelli di carattere "profano". L'arte islamica è essenzialmente l'arte del bello, oltre ad essere un mezzo di culto. Viene sviluppato l'arabesco come stile ornamentale universale, stilizzazione di forme vegetali e soprattutto rappresentativo di temi geometrici e simboli presi in prestito dalla calligrafia, ma è nella costruzione delle moschee, dalla pianta simile a quella della casa del profeta Muhammad Salla Allahu ailay wa Sallam, come la Grande moschea di Cordova (785 d.C.), che si riproducono meglio che altrove i fondamenti dell'arte islamica.Significativi e pregevoli, oltre ai mosaici, anche le pitture architettoniche come quella emblematica conservata nella Cappella Palatina, terminata intorno al 1140 a Palermo, i mausolei, luoghi di culto e di potere, la produzione di ceramiche, la lavorazione del vetro e del bronzo, i tappeti con i loro temi artistici legati alla natura. A mano a mano che le conquiste territoriali hanno aperto nuove conoscenze di arte in Asia, in Africa e in Europa, anche il gusto estetico si è aggiornato alle tendenze locali, come ad esempio quella persiana, sempre nel rispetto dei dogmi religiosi. Pur in questa molteplicità di ispirazioni e di centri di creazione, l'arte prodotta nel contesto del mondo islamico presenta comunque una certa unità stilistica dovuta agli spostamenti degli artisti, dei commercianti, dei committenti e delle stesse opere. L'impiego di una scrittura comune in tutta la civiltà islamica e il particolare valore attribuito alla calligrafia rafforzano questa idea di unità. Altri elementi sono stati valorizzati, come l'attenzione posta alla decorazione e l'importanza della geometria e degli arazzi decorativi. Tuttavia, la grande diversità delle forme e delle scene, secondo i paesi e le epoche, porta spesso a parlare più di "arti islamiche" (o "arti dell'Islam") che di un'"arte islamica". Per Oleg Grabar, l'arte dell'Islam d'altra parte non può definirsi che attraverso "una serie di atteggiamenti di fronte al processo stesso della creazione artistica".In architettura, edifici dalle funzioni specifiche, come moschee o madrase, sono creati in forme molto variegate ma seguendo spesso uno stesso schema di base. Se non esiste quasi l'arte della scultura, la lavorazione degli oggetti di metallo, d'avorio o di ceramica raggiunge frequentemente una grande perfezione tecnica. Occorre anche sottolineare la presenza di una pittura e di una miniatura nei libri sacri e profani. Le arti dell'Islam non sono propriamente religiose: l'Islam qui è considerato come una civiltà piuttosto che come una religione. Come già accennato, contrariamente a un'idea molto diffusa, esistono rappresentazioni umane, animali e perfino di Maometto: queste sono bandite soltanto nei luoghi o nelle opere religiose (moschee, madrase, Corani), a dispetto di alcune eccezioni..
Le invasioni barbariche del III secolo (212-305) costituirono un periodo ininterrotto di scorrerie all'interno dei confini dell'impero romano, condotte per fini di saccheggio e bottino da genti armate appartenenti alle popolazioni che gravitavano lungo le frontiere settentrionali: Pitti, Caledoni e Sassoni in Britannia; le tribù germaniche di Frisi, Sassoni, Franchi, Alemanni, Burgundi, Marcomanni, Quadi, Lugi, Vandali, Iutungi, Gepidi e Goti (Tervingi ad occidente e Grutungi ad oriente), le tribù daciche dei Carpi e quelle sarmatiche di Iazigi, Roxolani ed Alani, oltre a Bastarni, Sciti, Borani ed Eruli lungo i fiumi Reno-Danubio ed il Mar Nero. Era dai tempi di Marco Aurelio durante le Guerre marcomanniche (166/167-189) che le tribù germanico-sarmatiche non esercitavano una pressione così forte lungo i confini settentrionali dell'Impero romano. La crescente pericolosità per l'Impero romano di Germani e Sarmati era dovuta principalmente ad un cambiamento rispetto ai secoli precedenti nella struttura tribale della loro società: la popolazione, in costante crescita e sospinta dai popoli orientali, necessitava di nuovi territori per espandersi, pena l'estinzione delle tribù più deboli. Da qui la necessità di aggregarsi in federazioni etniche di grandi dimensioni, come quelle di Alemanni, Franchi e Goti, per meglio aggredire il vicino Impero o per difendersi dall'irruzione di altre popolazioni barbariche confinanti. Per altri studiosi, invece, oltre alla pressione delle popolazioni esterne, fu anche il contatto ed il confronto con la civiltà imperiale romana (le sue ricchezze, la sua lingua, le sue armi, la sua organizzazione) a suggerire ai popoli germanici di ristrutturarsi ed organizzarsi in sistemi sociali più robusti e permanenti, in grado di difendersi meglio o di attaccare seriamente l'Impero. Roma, dal canto suo, ormai dal I secolo d.C. provava ad impedire la penetrazione dei barbari trincerandosi dietro il limes, ovvero la linea continua di fortificazioni estesa tra il Reno e il Danubio e costruita proprio per contenere la pressione dei popoli germanici.Lo sfondamento da parte delle popolazioni barbariche che si trovavano lungo il limes fu facilitato anche dal periodo di grave instabilità interna che attraversava l'Impero romano nel corso del III secolo. A Roma, infatti, era un continuo alternarsi di imperatori ed usurpatori (la cosiddetta anarchia militare). Le guerre interne non solo consumavano inutilmente importanti risorse negli scontri tra i vari contendenti, ma - cosa ben più grave - finivano per sguarnire proprio le frontiere sottoposte all'aggressione dei barbari. Come se non bastasse, lungo il fronte orientale della Mesopotamia e dell'Armenia a partire dal 224 la debole dinastia persiana dei Parti era stata sostituita da quella dei Sasanidi, che a più riprese impegnò severamente l'Impero romano, costretto a subire attacchi che spesso si univano alle invasioni, meno impegnative ma comunque pericolose, compiute lungo il fronte africano dalle tribù berbere di Mauri, Baquati, Quinquegentiani, Nobati e Blemmi. Roma mostrò di essere in grave difficoltà nel condurre così tante guerre contemporaneamente e per poco non crollò con due secoli di anticipo. Fu grazie anche alla successiva divisione, interna e provvisoria, dello Stato romano in tre parti (ad occidente l'impero delle Gallie, al centro Italia, Illirico e province africane, ad oriente il Regno di Palmira) che l'Impero riuscì a salvarsi da un definitivo tracollo e smembramento. Ma fu solo dopo la morte di Gallieno (268), che un gruppo di imperatori-soldati di origine illirica (Claudio il Gotico, Aureliano e Marco Aurelio Probo) riuscì infine a riunificare l'Impero in un unico blocco, anche se le guerre civili che si erano susseguite per circa un cinquantennio e le invasioni barbariche avevano costretto i Romani a rinunciare sia alla regione degli Agri decumates (lasciata agli Alemanni nel 260 circa), sia alla provincia della Dacia (256-271), sottoposta alle incursioni della popolazione dacica dei Carpi, dei Goti Tervingi e dei Sarmati Iazigi.Le invasioni del III secolo, secondo tradizione, ebbero inizio con la prima incursione condotta dalla confederazione germanica degli Alemanni nel 212 sotto l'imperatore Caracalla e terminarono nel 305 al tempo dell'abdicazione di Diocleziano a vantaggio del nuovo sistema tetrarchico.
La Cappadocia (AFI: /kappaˈdɔʧa/; in turco: Kapadokya dal persiano antico Katpatuka; in greco antico: Καππαδοκία, Kappadokía; in armeno Կապադովկիա, Kapadovkia) è una regione storico-geografica dell'Asia minore. Situata nel cuore della penisola anatolica, si estende a nord dei monti dell'Antitauro, fra le antiche regioni del Ponto, della Galazia e della Cilicia, mentre ad oriente è delimitata dall'alto corso del fiume Eufrate, ed è attraversata da est a nord-ovest dal fiume Kızılırmak (Halys nelle fonti greche). La posizione geografica, a cavallo fra l'Asia minore e la Mesopotamia, ha fatto per secoli della Cappadocia un crocevia di rotte commerciali, oltre che l'oggetto di ripetute invasioni di popoli stranieri.
Per religione dell'antica Grecia, si intende l'insieme di credenze, miti, rituali, culti misterici, teologie e pratiche teurgiche e spirituali professate nella Grecia antica, sotto forma di religione pubblica, filosofica o iniziatica. Le origini della religione greca vanno individuate nella preistoria dei primi popoli abitanti l'Europa, nelle credenze e nelle tradizioni di differenti popoli indoeuropei che, a partire dal XXVI secolo a.C., migrarono in quelle regioni, nelle civiltà minoica e micenea e nelle influenze delle civiltà del Vicino Oriente antico occorse lungo i secoli. La "religione greca" cessò di essere con gli editti promulgati dall'imperatore romano di fede cristiana Teodosio I nel 380 e nel 392, il quale proibì tutti i culti non cristiani, ivi compresi i misteri eleusini, e con le devastazioni operate dai Goti lungo il IV e il V secolo d.C..
L'etrusco è una lingua che fu parlata e scritta dagli Etruschi. Era diffusa in diverse zone d'Italia: principalmente in Etruria (odierne Toscana, Umbria occidentale e Lazio settentrionale e centrale), ma anche in alcune aree della Pianura padana, nelle attuali Emilia-Romagna e Lombardia, dove gli Etruschi furono sconfitti dai Galli, e in alcune zone della Campania, dove furono assorbiti dai Sanniti.
La storia della Grecia comprende tradizionalmente lo studio del popolo greco, i luoghi che hanno governato in passato, e i territori che ora formano il moderno stato della Grecia. La colonizzazione e, in seguito, il governo greco sono variati significativamente nel corso degli anni, e come conseguenza, anche la storia della Grecia è estremamente varia: ogni periodo ha, infatti, la sua relativa sfera di interesse. Le prime tribù che parlavano un greco arcaico giunsero nella penisola intorno al III millennio a.C., dove numerose persone praticavano già l'agricoltura sin dal VII millennio a.C. Durante il periodo di massima estensione, la civiltà greca comprendeva territori fino all'Egitto e alle montagne dell'Hindu Kush in Pakistan. Da allora, minoranze greche sono rimaste in vari luoghi (per esempio in Turchia, Italia e Libia) e gli emigrati sono stati assimilati da varie società in tutto il mondo (Nord America, Australia, Nord Europa, Estremo oriente). Ancora oggi, la maggior parte dei greci vive nel moderno stato della Grecia (indipendente dal 1821) e a Cipro.
La colonia della corona britannica (in inglese: Crown colony), nota anche nel XVII secolo come Colonia reale (in inglese: Royal colony), è stato un tipo di amministrazione coloniale del Regno di Gran Bretagna prima e dell'Impero britannico poi.Le colonie della corona, o reali, erano amministrate da un governatore nominato dal monarca. Dalla metà del XIX secolo, il sovrano nominò i governatori reali su consiglio del Segretario di Stato per le Colonie. La prima "Colonia reale" (quelle che sarebbero poi diventate note come Colonie della corona) fu la Colonia della Virginia, negli attuali Stati Uniti, dopo che la Corona ne assunse il controllo dalla Virginia Company nel 1624.Fino alla metà del XIX secolo, l'espressione "Colonia della corona" era soprattutto utilizzata per riferirsi a quelle colonie che erano state ottenute attraverso le guerre, come Trinidad e Tobago e la Guyana britannica, ma in seguito trovò diffusione più ampia, venendo applicato ad ogni colonia ad eccezione dell'India britannica e delle colonie di insediamento, come l'Alto e il Basso Canada, Terranova, il Nuovo Galles del Sud, il Queensland, l'Australia Meridionale, la Tasmania, Victoria, l'Australia Occidentale e la Nuova Zelanda, che sarebbero più tardi diventati i dominion britannici.L'espressione continuò ad essere utilizzata fino al 1981, quando la nuova legge sulla nazionalità britannica (British Nationality Act) riclassificò le rimanenti colonie britanniche come "Dipendenze britanniche" ("British Dependent Territories"). Dal 2002 questi sono noti come "Territori britannici d'oltremare" ("British Overseas Territories").
L'Impero d'Etiopia (in amarico መንግሥተ፡ኢትዮጵያ, Mängəstä Ityop'p'ya), noto anche come Abissinia, è stato un impero africano fondato nel 1137, quando Mara Takla Haymanot, proclamando la continuità con l'antico regno di Axum, spodestò l'ultimo discendente della regina Gudit e fondò la dinastia Zaguè.Governato quasi ininterrottamente dall'etnia Habesha (da cui il nome "Abissinia"), composta dai popoli del Tigrè e Amhara, l'Impero Etiope riuscì a respingere gli eserciti arabi e turchi e ad avviare amichevoli relazioni con diversi paesi europei. L'Etiopia e la Liberia furono le uniche nazioni africane a evitare la colonizzazione iniziata nel 1882 con l'occupazione britannica dell'Egitto, a eccezione del breve periodo compreso tra il 1936 e il 1941, in cui l'Etiopia fu annessa all'Africa Orientale Italiana.Dopo il crollo degli imperi coloniali intorno alla metà del XX secolo, l'Etiopia rimase fino al 1974 uno dei tre soli Paesi al mondo governati da un imperatore.
Nella geografia antica, la Cilicia formava un distretto sulla costa sudorientale dell'Asia Minore (Turchia), a nord di Cipro. Essa si estendeva lungo le coste del Mediterraneo dalla Panfilia al monte Amanus (Giaour Dagh), il quale la separa dalla Siria. A nord della Cilicia si ergono le montagne del Tauro, che la separano dall'altopiano centrale dell'Anatolia e che sono tagliate da una stretta gola, chiamata nell'antichità Porte della Cilicia.
Gli Etruschi (in etrusco: Ràsenna, 𐌀𐌍𐌍𐌄𐌔𐌀𐌓, o Rasna, 𐌀𐌍𐌔𐌀𐌓) furono un popolo dell'Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria occidentale e al Lazio settentrionale e centrale, con propaggini anche a nord nella zona padana, nelle attuali Emilia-Romagna, Lombardia sud-orientale e Veneto meridionale, all'isola della Corsica, e a sud, in alcune aree della Campania. La fase più antica della civiltà etrusca è la cultura villanoviana, attestata a partire dal IX secolo a.C., che deriva, a sua volta, dalla cultura protovillanoviana (XII - X secolo a.C.). La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa al termine del I secolo a.C. Questo lungo processo di assimilazione culturale ebbe inizio con la data tradizionale della conquista della città etrusca di Veio da parte dei Romani nel 396 a.C. e terminò nel 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto.
Nysa è stata un'antica città greca e romana dell'Asia Minore, in Caria. I suoi resti si trovano nel distretto di Sultanhisar della provincia di Aydın in Turchia, sulle pendici del Malkaç Dağı (monte Messogis).
Il confine tra l'Etiopia e il Sudan ha una lunghezza di 744 km e va dal triplice confine con l'Eritrea a nord e termina al triplice confine con il Sudan del Sud, a sud. Fino all'indipendenza dell'Eritrea nel 1993, il confine correva fino al Mar Rosso a nord ed era lungo circa 2.200 chilometri. Nel 2011, il confine si è ridotto notevolmente con l'indipendenza del Sudan del Sud.
L'inizio dell'espansione cartaginese in Italia - sotto l'ottica non puramente commerciale ma territoriale e quindi militare - si può far risalire alla spedizione di Malco in Sicilia, attorno al 550 a.C. Fino ad allora infatti, Cartagine aveva tratto le sue ricchezze dal commercio nel mondo mediterraneo e dalla presenza della flotta a protezione delle rotte commerciali.
Il British Museum (in italiano: Museo Britannico) è uno dei più grandi e importanti musei della storia del mondo. È stato fondato nel 1753 da Sir Hans Sloane, un medico e scienziato che ha collezionato un patrimonio letterario e artistico nel suo nucleo originario: la biblioteca di Montague House a Londra, in seguito acquistata dallo Stato britannico per ventimila sterline e aperta al pubblico il 15 gennaio 1759.Il museo ospita circa 8 milioni di oggetti che testimoniano la storia e la cultura materiale dell'umanità dalle origini alla contemporaneità. Si trova a Great Russell Street, nella città di Londra.
Il Basso Medioevo è una suddivisione storica del periodo medioevale, ovvero il periodo della storia europea e del bacino del Mediterraneo convenzionalmente compreso tra l'anno 1000 circa e la scoperta dell'America da parte degli Europei nel 1492, preceduto dall'Alto Medioevo. Dal XIII secolo si formarono i primi Stati nazionali in Portogallo, Francia, Italia meridionale e Inghilterra (e a partire dal XV secolo anche in Russia e Spagna) mentre nel resto della Penisola e in Germania, dove le condizioni storiche e sociali non permisero il formarsi di uno Stato unitario, fiorì l'epoca dei Comuni, i quali, tra il Trecento e il Quattrocento, diedero vita a numerose entità statuali minori (note in Italia come Signorie); in seguito alcune di queste acquisirono la connotazione di veri e propri Stati regionali. Nel Basso Medioevo i poteri universali del papato e del Sacro Romano Impero, dopo aver raggiunto il proprio apogeo, iniziarono a decadere inesorabilmente a favore delle monarchie nazionali che ormai si affermavano, dando all'Europa quel carattere, tuttora vivo, di mosaico di Stati e popoli, spesso affini, ma nel contempo diversi tra loro. L'impero iniziò a entrare in crisi con la morte di Federico II (1250), il papato con i conflitti col re di Francia che portarono allo scisma d'Occidente (1378). Durante il Trecento e nei primi decenni del Quattrocento, guerre, carestie ed epidemie causarono profondi mutamenti sociali ed economici nella società europea, cambiando anche la mentalità dei ceti più elevati e degli intellettuali e uomini di cultura in alcune regioni d'Europa particolarmente evolute (Italia, ma anche Fiandre e Germania meridionale). Questi ultimi iniziarono ad attribuire una nuova importanza all'individuo, gettando le basi della civiltà umanistico-rinascimentale, che si sarebbe diffusa grazie anche al sostegno di un'aristocrazia colta e di una borghesia sempre più ampia e facoltosa.
Un continente (dal latino continere, "tenere insieme") è la più vasta delle ripartizioni con le quali si suddividono le terre emerse della crosta terrestre. Il concetto di continente si contrappone quindi a quello di oceano.
Con il termine impero si intende un'organizzazione politico-territoriale di consistente ampiezza, comprendente popolazioni, territori e Paesi anche diversi, ma sottoposti a un'autorità centrale, retta da un'assemblea oppure un capo o un monarca, che spesso ha il titolo di imperatore. Attualmente l'unico capo di stato a portare questo titolo, pur governando solo la propria nazione, è l'imperatore del Giappone.Questa pagina è un ampliamento della sezione "imperi per superficie e popolazione". Essa elenca, in ordine di superficie e (quando possibile) popolazione, quasi tutti gli imperi riconosciuti che si sono avvicendati nel corso dei millenni. Si deve tenere presente che i dati inseriti sono sempre il risultato di uno studio storico-scientifico e, di conseguenza, si basano su determinate ipotesi e presentano un margine di errore più o meno ampio. Laddove sia possibile, dunque, si è cercato di indicare l'incertezza delle stime, in modo da rendere tali dati il più possibile veritieri.
Il nome Persia (in persiano: فارس, Fārs; in persiano antico: , Pārsa) è stato in tempi moderni usato come sinonimo alla nazione dell'Iran, mentre nell'antichità ha rivestito un territorio molto più vasto in cui si sono succeduti diversi imperi con importanti culture. Tale nome deriva dall'antico nome greco dell'Iran, Persis, che a sua volta deriva dal nome del clan principale di Ciro il Grande, Pars o Parsa, che ha dato il suo nome anche a una provincia dell'Iran meridionale, Fārs (in lingua persiana moderna). Secondo lo storico dell'antica Grecia Erodoto il nome Persia deriva da Perseo, l'eroe mitologico. Il 21 marzo del 1935 lo scià Reza Pahlavi chiese formalmente alla comunità internazionale di riferirsi al Paese con il nome originario di Iran. Alcuni studiosi però protestarono contro questa decisione. Nel 1959 lo scià Mohammad Reza Pahlavi annunciò che ci si poteva riferire al Paese indifferentemente con il nome originario di Iran o di Persia. Nel 1979, anno della caduta della monarchia iraniana e della cacciata dello scià Mohammad Reza Pahlavi, l'Iran era il penultimo Stato al mondo ad avere un sovrano con carica di imperatore (la carica dello scià riceveva il trattamento di "Maestà imperiale").
La marina militare romana (in latino: classis), pur nascendo durante la prima guerra punica, cominciò ad operare in modo permanente nel mar Mediterraneo e sui principali fiumi dell'Impero romano solo con l'avvento del principato di Augusto, fino a tutto il V secolo. Anche se la marina militare fu fondamentale per la conquista romana del bacino del Mediterraneo, non godette mai del prestigio delle legioni romane. Nel corso della loro storia, i Romani rimasero principalmente ancorati alle truppe di terra, apprendendo invece da Cartaginesi, Greci ed Egizi l'arte del costruire le navi. Forse a causa di ciò la marina militare romana non fu mai del tutto assimilata dalla Repubblica romana. Nell'antichità, le marine militari o le flotte commerciali non avevano quell'autonomia logistica che oggi hanno invece le navi o le flotte moderne. A differenza delle moderne forze navali, mai la marina romana, anche al suo apice, ebbe un servizio autonomo, al contrario venne gestita come un completamento dell'esercito romano "di terra". Nel corso della prima guerra punica, la flotta romana fu ampliata in modo estremamente massiccio e svolse un ruolo fondamentale nella vittoria romana della guerra e per la successiva conquista ed egemonia del Mediterraneo da parte della Repubblica romana. Nel corso poi della prima metà del II secolo a.C., Roma continuò a guerreggiare con Cartagine (fino alla sua distruzione) e soggiogare i regni ellenistici del Mediterraneo orientale, raggiungendo la completa egemonia del mar Mediterraneo (mare internum nostrum). Le flotte romane tornarono a ricoprire un ruolo di primo piano nel I secolo a.C., quando Gneo Pompeo Magno combatté i pirati (67 a.C.) e, ancora, durante le guerre civili che portarono alla caduta della Repubblica, ed all'istituzione dell'Impero romano con Ottaviano Augusto (battaglia di Azio del 31 a.C.). Durante il periodo imperiale, il Mediterraneo divenne una sorta di "lago romano", in assenza di un nemico marittimo, tanto che il ruolo della marina fu ridotto per lo più al semplice pattugliamento, con lo scopo di tutelare commerci e trasporti marittimi. Ai margini dell'Impero, tuttavia, a supporto di nuove conquiste territoriali, le flotte romane continuarono ad essere impiegate in guerra (ad es. durante la conquista della Germania o della Britannia). Il declino dell'impero nel III secolo, a causa dell'inizio delle invasioni barbariche, ebbe però una pesante ripercussione sulla marina, che fu notevolmente ridotta sia nei suoi effettivi, sia nelle sue capacità di combattimento. Agli inizi del V secolo, le frontiere romane furono, infine, pesantemente sfondate, ed i regni romano-barbarici apparvero sulle rive del Mediterraneo occidentale. Il regno vandalo riuscì poi nell'impresa, una volta costituita una propria flotta, di saccheggiare numerose province del mar Tirreno e la stessa Roma, mentre le flotte romane avevano diminuito la loro consistenza, tanto da risultare di scarsa resistenza. E se l'Impero romano d'Occidente crollò alla fine del V secolo, la marina militare romana d'Oriente continuò ad esistere nell'Impero bizantino per quasi altri dieci secoli.
La dinastia salomonide è la casa reale tradizionale dell'Etiopia ed è considerata da alcuni la più antica del mondo. Secondo la Gloria dei Re discenderebbe da Menelik I, tradizionalmente considerato il figlio primogenito della Regina di Saba Makeda e del re d'Israele Salomone (nato nel 1011 a.C. circa). La seconda casa reale più antica è quella giapponese (711 a.C. nascita del primo imperatore giapponese).
La colonizzazione greca è il termine con cui si definiscono due ondate colonizzatrici da parte dei popoli greci prima nel IX secolo a.C. e poi tra l'VIII e il V secolo a.C..
Il Medio Oriente è una regione storico-geografica che comprende territori dell'Asia occidentale, europei (la porzione di Turchia ad est dello stretto del Bosforo) e nordafricani (Egitto) e in esso a volte è distinto anche il cosiddetto Vicino oriente: arabi, persiani e turchi costituiscono i maggiori gruppi etnici per numero di abitanti, mentre curdi, azeri, copti, ebrei, aramei, assiri, armeni, circassi, berberi ed altri gruppi formano minoranze significative, mentre le tre principali religioni monoteiste (Cristianesimo, Ebraismo e Islam) sono sorte proprio in quest'area.
Lo Scioà o Scioa (Ge'ez ሽዋ šawā, moderno šewā) è una regione storica dell'Etiopia. Precedentemente era un regno autonomo compreso nell'Impero d'Etiopia. L'attuale capitale etiope Addis Abeba è situata al centro di questa regione.
Ampie aree dell'Asia, come dell'Africa e di altre parti del mondo, furono soggette all'imperialismo di diverse nazioni europee, dell'Impero giapponese e della Cina. Le ragioni di tale fenomeno sono molteplici: innanzitutto, la Rivoluzione Industriale non si era ancora diffusa in queste regioni, rendendo così le popolazioni locali militarmente impotenti di fronte all'avanzata degli europei; inoltre, l'organizzazione militare di molti stati asiatici era debole rispetto a quella delle potenze europee; i governi locali erano perlopiù dispotici e poco rappresentativi; la sopravvivenza di odi interetnici e intertribali e il diffuso analfabetismo rendevano impossibile creare società locali coese che fossero servite da un buon sistema amministrativo; infine, la presenza di molte materie prime e di manodopera a basso costo rendevano queste terre particolarmente appetibili.
La Mesopotamia è un ampio bacino geografico che si estende dall'Altopiano iranico al Mediterraneo, compreso tra i corsi dei fiumi Tigri ed Eufrate. Tra la fine dell'ultima era glaciale, 10.000 a.C. circa, e l'inizio della storia, la Mesopotamia, nota anche con il nome di mezzaluna fertile, venne abitata da diverse civiltà che fondarono città come Ubaid ed Uruk. Uno dei siti neolitici più antichi conosciuti in Mesopotamia è Jarmo, risalente al 7000 a.C. circa, senza contare il sito di Göbekli Tepe, risalente al 7500 a.C. A partire dal 3500 a.C. vide il fiorire di grandi civiltà, come i Sumeri, gli Accadi, i Babilonesi, gli Assiri, gli Ittiti, gli Hurriti e i Cassiti. Ad alcune di esse si devono importanti scoperte e invenzioni: i Sumeri furono tra i primi a inventare la scrittura, mentre i Babilonesi hanno ideato uno dei primi codici di leggi della storia, il Codice di Hammurabi. Alcune di queste civiltà, come gli Assiri, hanno fondato un vasto impero. Nel 500 a.C. circa venne conquistata dall'Impero persiano. Con il passare dei secoli venne a far parte di vasti domini, come quello seleucide, parto, sasanide, arabo e ottomano. Attualmente comprende l'Iraq, parte della Siria orientale, la Turchia sudorientale e l'Iran sudoccidentale.
Con il nome Pelasgi (in greco antico: Πελασγοί, Pelasgói, singolare Πελασγός, Pelasgós) i Greci dell'età classica indicavano il complesso delle popolazioni preelleniche della Grecia, generalmente considerate autoctone e antenate dei Greci stessi ma, all'epoca, ormai estinte e delle quali, peraltro, riportavano vicende confuse e contrastanti. In generale, con Pelasgi si intendevano più ampiamente tutti gli abitanti indigeni della regione del Mar Egeo e le loro culture, "un termine completo per qualsiasi popolo antico, primitivo e presumibilmente indigeno del mondo greco".Durante il periodo classico, enclavi di popolazioni chiamate con questo nome sopravvissero in diverse località della Grecia continentale, Creta, e di altre regioni dell'Egeo. Le popolazioni identificate come "pelasgiche" parlavano una lingua o lingue che al tempo i Greci identificarono come "barbariche", sebbene alcuni scrittori antichi descrivano comunque i Pelasgi come Greci. Un'altra tradizione sopravvissuta è che grandi parti della Grecia erano state pelasgiche prima di essere ellenizzate.
La Lineare A è uno dei due sistemi di scrittura utilizzati nell'isola di Creta prima del sistema di scrittura dei greci micenei detto Lineare B, insieme ai geroglifici cretesi. Durante il periodo minoico, prima del dominio miceneo, la Lineare A fu utilizzata come scrittura ufficiale nei palazzi e per i riti religiosi, mentre i geroglifici venivano utilizzati soprattutto sui sigilli. Questi tre sistemi di scrittura furono scoperti da Arthur Evans, che gli diede il nome utilizzato attualmente. Nel 1952, Michael Ventris scoprì che la Lineare B veniva usata per mettere per iscritto un dialetto greco, nota oggi come miceneo. Insieme ad altri utilizzò questa scoperta per decifrare la Lineare B, decifrazione tutt'oggi ampiamente accettata, anche se rimangono molti punti da chiarire. Il fallimento nel determinare la lingua trascritta con la Lineare A ha impedito lo stesso tipo di progresso fatto con la Lineare B nella sua decifrazione. Nonostante i due sistemi di scrittura - la Lineare A e la B - condividano alcuni dei simboli, se si usano le sillabe simili nei due sillabari si ottengono in Lineare A parole che non sono riconducibili a nessuna lingua nota. Questa lingua è stata chiamata "minoico" e corrisponde ad un periodo della storia cretese precedente a una serie di invasioni micenee intorno al 1450 a.C. La lineare A venne usata dapprima in tutta l'isola e con l'inglobamento da parte dei micenei solo in piccoli insediamenti dove questi non arrivarono, per essere infine sostituita dalla lineare B. Sembra che la Lineare A sia stata utilizzata come sillabario completo intorno al 1900–1800 a.C., anche se svariati segni apparvero già in precedenza. È possibile che la scrittura troiana rinvenuta da Heinrich Schliemann e un'iscrizione rinvenuta nella zona centrale di Creta, così come alcuni marchi su ceramica da el-Lahun in Egitto (XII dinastia), risalgano a un periodo precedente, circa 2100–1900 a.C., il quale è il periodo della costruzione dei primi palazzi.
In antichità furono elaborate diverse tesi sull'origine degli Etruschi che possono essere suddivise in tre filoni: l'autoctonia, l'origine orientale e l'origine settentrionale. Nelle fonti greche gli Etruschi furono sempre chiamati Tirreni, in quelle di lingua latina Tusci, ma gli Etruschi chiamavano se stessi Rasenna. In ordine di tempo, la prima tesi è contenuta nella Teogonia dove lo scrittore greco Esiodo include i Tirreni tra le popolazioni italiche considerate discendenti dell’eroe di Itaca Ulisse; la seconda, riferita da Erodoto, e la terza, da Ellanico di Lesbo, sostengono la provenienza orientale dal Mar Egeo; la quarta, elaborata dal greco Dionigi di Alicarnasso, critica tutte le tesi precedenti del mondo greco e sostiene l'antichità e autoctonia degli Etruschi. La quinta tesi, infine, ha origine nel mondo romano, da un passo dello scrittore Tito Livio, e sostiene un collegamento tra gli Etruschi e le popolazioni alpine, in particolare i Reti, sulla base del quale si è desunta una provenienza settentrionale. L'etruscologo francese Dominique Briquel mette in evidenza come tutte le versioni della storiografia greca sull'origine degli Etruschi siano da considerare costruzioni narrative artificiose elaborate in ambienti ellenici o ellenizzati, e non vadano considerate documenti storici. I racconti degli autori greci sulle origini degli Etruschi si inserirebbero dunque nel contesto di una rilettura di racconti mitici in chiave propagandistica - a volte antietrusca, altre volte proetrusca - che si modifica nel corso del tempo, perché le opinioni degli scrittori greci sugli Etruschi variavano a seconda dei momenti e dei contesti storici, e, soprattutto, a seconda dei rapporti che in un determinato periodo storico intercorrevano tra il mondo greco e quello etrusco. I due filoni dell’origine orientale, quella pelasgica dalla Tessaglia e quella lidia, erano infatti mirati a collegare le origini del popolo etrusco a un orizzonte etnico, culturale e geografico più vicino al mondo ellenico, mentre la tesi dell’autoctonia degli Etruschi era mirata a sottolineare, con accezione dispregiativa, la distanza etnica e culturale che esisteva tra Etruschi e Greci.In epoca moderna, tutte le evidenze raccolte fino ad oggi dagli etruscologi sono a favore di un'origine indigena degli Etruschi. Archeologicamente non sono state trovate prove di una migrazione dei Lidi o dei Pelasgi in Etruria. Il consenso tra gli studiosi moderni è che la fase più antica della civiltà etrusca sia la cultura villanoviana attestata a partire dal 900 a.C. circa, che deriva, a sua volta, dalla cultura protovillanoviana (1200 a.C. - 901 a.C.). Studi recenti di linguistica hanno dimostrato una consistente affinità della lingua etrusca con la lingua retica parlata nelle Alpi. Sia la lingua etrusca che quelle retica si ritiene facciano parte della famiglia linguistica tirrena, appartenente alla lingue preindoeuropee, insieme alla lingua attestata nelle poche iscrizioni dell'isola di Lemno in Grecia. Studi di antropologia fisica e studi recenti di genetica su campioni ossei di Etruschi vissuti tra il 900 a.C. e il 300 a.C. hanno concluso che gli Etruschi erano autoctoni. Anche gli Etruschi, come i Latini, avevano DNA proveniente dalla Steppe nonostante continuarono a parlare una lingua preindoeuropea, e paleoeuropea.
Il cosiddetto impero di Alessandro Magno indica nelle ricerche sulla storia antica quel grande, antico impero, che si sviluppò sotto Alessandro Magno nel corso della sua campagna militare e si affermò nella sua piena grandezza dal 324 al 319 a.C. circa. Poiché la posizione politica di Alessandro in alcune zone era diversamente legittimata e corrispondentemente egli esercitava diversamente la sua sovranità locale, nessun concetto di spazio geografico a questa creazione di stato poteva essere classificato diversamente che con il nome del suo sovrano. L'impero di Alessandro si basava su un'unione personale di tre diverse aree di sovranità: il regno dei Macedoni, la parte occidentale dell'impero degli Achemenidi e il regno degli Egizi (dominio in origine achemenide). Oltre a ciò Alessandro aveva la sovranità sulla maggior parte delle città greche con la lega di Corinto e su alcune tribù barbare balcaniche. Il suo impero si estendeva su almeno 19 territori dei moderni stati di oggi (Grecia, Macedonia, Bulgaria, Turchia, Siria, Giordania, Israele, Libano, Cipro, Egitto, Libia, Iraq, Iran, Kuwait, Afghanistan, Turkmenistan, Tagikistan, Uzbekistan e Pakistan) e toccava alcune altre nella loro periferia (Ucraina, Romania, Albania, Armenia e India). Tra il 336 e il 323 a.C., assorbendo la porzione occidentale dell'impero achemenide di Persia, portando la propria superficie da 1,2 a 5,2 milioni di km2; divenne così, per un ventennio, il più vasto impero del suo tempo. Dopo la sua morte il suo impero si dissolse nel quadro delle guerre dei diadochi e fu diviso tra i suoi successori, i diadochi e gli epigoni. Di qui emerse il mondo dei cosiddetti regni ellenistici.
Keftiu (ma anche Keftiw o Kftw, Keft, Keftu, Kaftu, Kafta) è un etnonimo egizio, riferito ad una popolazione storicamente contemporanea, identificabile secondo alcuni nelle genti egee, e più precisamente nella civiltà minoica. Tra le due civiltà sono attestati scambi sin dal 2900 a.C., successivamente proseguiti e giunti al massimo nel periodo del Nuovo Regno egizio, corrispondente al Neopalaziale minoico, intorno al 1400 a.C. Nomi analoghi, e che farebbero riferimento alle stesse genti, sono attestati anche nell'Antico Testamento: Caphtor; in accadico: kaptaritum; in Lingua ugaritica: kptwr, kptr; e in testi in Lineare B dell'isola di Creta, su cui, tuttavia, non esiste unanimità di interpretazione: kapte (?).
Cartagine (in latino: Carthago o Karthago; in greco antico: Καρχηδών, Karchēdōn; in arabo: قرطاج, Qarṭāj; in berbero: ⴽⴰⵔⵜⴰⵊⴻⵏ, Kartajen; in ebraico: קרתגו, Kartago), nome derivante dal fenicio 𐤒𐤀𐤓𐤕𐤇𐤀𐤃𐤀𐤔𐤕 <QRT ḤDŠT>, Qart-ḥadašt, Città nuova, inteso come "Nuova Tiro" è stata un'antica città fenicia, una delle più importanti colonie puniche del Mediterraneo e, all'epoca del suo massimo splendore, capitale di un piccolo impero che includeva territori dell'attuale Spagna orientale, la Corsica e la Sardegna sud-occidentale, la parte occidentale della Sicilia e le coste della Libia. Fondata nel IX secolo a.C. sulle sponde dell'odierno Golfo di Tunisi come scalo commerciale fenicio, Cartagine crebbe rapidamente in popolazione ed importanza fino a rendersi infine indipendente dalla madrepatria, e giungendo ad esercitare notevole influenza e controllo sul Mediterraneo occidentale e sul mar Tirreno. A partire dal III secolo a.C. si pose in contrasto con Roma, che le disputava il controllo sulla Sicilia, il dominio dei mari e che in generale vedeva nella città punica una minaccia per la sua crescente egemonia e per la sua stessa sopravvivenza. Tale contrasto sfociò in un conflitto armato, che vide le due città opporsi in tre guerre (passate alla storia come guerre puniche) con alterne vicende, la più celebre delle quali fu l'impresa del generale cartaginese Annibale, che valicate le Alpi affrontò e sconfisse l'esercito romano più volte, annientandolo infine a Canne e restando padrone dell'Italia meridionale per 15 anni, senza però infliggere il colpo di grazia all'avversario. I romani risposero con le incursioni in Africa di Publio Cornelio Scipione, che riuscì infine a battere il generale cartaginese a Zama. Al termine della terza guerra punica Cartagine fu infine conquistata e distrutta dalle legioni di Scipione Emiliano; circa un secolo dopo, all'epoca di Giulio Cesare, i Romani la ricostruirono, e la rinata città continuò a prosperare fin dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, divenendo parte prima del regno vandalo e poi dell'impero bizantino. Infine, nel 698 d.C., Cartagine fu occupata dagli Omayyadi, che di fatto la spopolarono lasciando al suo posto solo un presidio militare, mettendo così fine alla sua storia. I suoi resti archeologici si trovano oggi all'interno del territorio della moderna Cartagine, città tunisina situata a 16 chilometri a nord-est della capitale.
Annibale Barca (in latino: Hannibal; in greco antico: Ἁννίβας, Hanníbas; Cartagine, 247 a.C. – Lybissa, 183 a.C.) è stato un condottiero e politico cartaginese, famoso per le sue vittorie durante la seconda guerra punica e definito da Theodor Mommsen "il più grande generale dell'antichità". Figlio del comandante Amilcare Barca e fratello maggiore di Asdrubale, Annibale, sin da piccolo profondamente nemico di Roma e deciso a combatterla, concepì ed eseguì un audace piano di guerra per invadere l'Italia. Marciando dalla Spagna, attraverso i Pirenei e le Alpi, scese nella penisola, dove sconfisse le legioni romane in quattro battaglie principali: battaglia del Ticino (218 a.C.), battaglia della Trebbia (218 a.C.), battaglia del lago Trasimeno (217 a.C.), battaglia di Canne (216 a.C.) – e in altri scontri minori. Dopo la battaglia di Canne i Romani evitarono altri scontri diretti e gradualmente riconquistarono i territori del sud Italia di cui avevano perso il controllo. La seconda guerra punica terminò con l'attacco romano a Cartagine, che costrinse Annibale al ritorno in Africa nel 203 a.C., dove fu definitivamente sconfitto nella battaglia di Zama, nel 202 a.C.. Dopo la fine della guerra Annibale guidò Cartagine per alcuni anni, ma fu costretto all'esilio dai Romani e nel 195 a.C. si rifugiò dal re seleucide Antioco III in Siria, dove continuò a propugnare la guerra contro Roma. Dopo la sconfitta di Antioco III si trasferì presso il re Prusia I, in Bitinia. Quando i Romani chiesero a Prusia la sua consegna, Annibale preferì suicidarsi; era il 183 a.C. Dotato di grandi capacità tattiche e strategiche, avveduto e sagace, Annibale, dopo le impressionanti vittorie iniziali, continuò a battersi tenacemente in Italia per oltre quindici anni con il suo piccolo esercito di veterani isolato in territorio nemico, cercando fino all'ultimo di contrastare il predominio di Roma. Per le straordinarie qualità dimostrate durante la sua carriera militare, Annibale è considerato uno dei più grandi generali e strateghi della storia. Polibio, suo contemporaneo, lo paragonava al suo grande rivale Publio Cornelio Scipione Africano; altri lo hanno accostato ad Alessandro Magno, Giulio Cesare e Napoleone.
La provincia romana d'Africa, in seguito anche Africa Proconsolare, corrispose inizialmente al territorio adiacente a Cartagine e si estese successivamente, a spese del regno di Numidia, lungo le coste del Maghreb, comprendendo i territori occupati oggi dalla Tunisia (ad esclusione della sua parte desertica), la costa orientale dell'Algeria e quella occidentale della Libia. Il nome proviene con tutta probabilità da quello della tribù berbera indigena degli Afri, tramandato fino al giorno d'oggi come Africa a indicare l'intero continente nelle lingue europee e come Ifrīqiya a indicare l'attuale Tunisia in lingua araba.
Il Polo museale Sapienza (PmS) è un gruppo di 18 strutture museali facenti riferimento alla Sapienza Università di Roma. La maggior parte di essi è situata all'interno della città universitaria di Roma o nelle sue vicinanze.
Cratero (in greco antico: Κρατερός, Krateròs; ... – sulle coste dell'Ellesponto, 321 a.C.) è stato un militare macedone antico. Fu uno dei Compagni di Alessandro Magno, al seguito del sovrano macedone per tutto il corso della campagna d'Asia. Nominato comandante generale dell'esercito a partire dal 330 a.C., guidò, sulla via del ritorno dall'India, parte dell'esercito macedone attraverso l'Aracosia (325 a.C.), per poi ricongiungersi con i contingenti di Alessandro ad Hormuz nel 324 a.C. Alla morte del re, Cratero assunse la reggenza e il controllo sulle finanze dell'impero, mentre a Perdicca venne affidato il comando dell'esercito. Nel 322 a.C. partì per la Grecia in aiuto del generale Antipatro (suo suocero, avendone Cratero sposato la figlia Fila), assediato a Lamia, e contribuì a sconfiggere le forze ribelli di Atene a Crannone, in Tessaglia. Morì poi combattendo contro l'avversario Eumene di Cardia sulle coste dell'Ellesponto (321 a.C.). Gli è attribuita una Raccolta di decreti greci, che Plutarco usò come fonte, della quale abbiamo alcuni frammenti. Dal matrimonio con Fila ebbe un figlio, che fu chiamato con lo stesso nome del padre e fu governatore di Corinto e Calcide, così come il nipote Alessandro.
L'Asia centrale è una regione interna dell'Asia, che convenzionalmente va dalla sponda asiatica del mar Caspio alla Cina nord-occidentale: ha una densità di popolazione di appena 15 persone per km quadrato.
La Pannonia era una provincia dell'impero romano che comprendeva la parte occidentale dell'attuale Ungheria, il Burgenland oggi Land austriaco, fino a Vienna, la parte nord della Croazia e parte della Slovenia. Essa faceva inizialmente parte della provincia romana dell'Illyricum (o Illyricum Inferior), diviso in seguito alla rivolta dalmato-pannonica o più probabilmente agli inizi del principato di Tiberio in Dalmazia e Pannonia (tra il 14 ed il 20).
Con Nuovo Regno si intende il periodo della storia egizia che comprende le dinastie XVIII, XIX e XX, secondo la cronologia di Manetone. Il Nuovo Regno è il momento di massima espansione dell'influenza egizia, al punto che talvolta si tende a parlare di impero. Se nei confronti della Nubia il termine è corretto in quanto l'Egitto estese il suo controllo diretto inglobando tutte le terre fino alla quarta cateratta e ponendole sotto il controllo di un figlio del re di Cush, carica spesso ricoperta da un principe reale; per quanto riguarda l'area del Medio Oriente il controllo fu di tipo politico, attraverso accordi di vassallaggio con le più importanti dinastie della regione e con la collocazione di guarnigioni in alcune fortezze poste nei punti di transito. Proprio il tentativo di controllare l'area siro-palestinese, onde prevenire nuove infiltrazioni di genti semite, come era accaduto durante il Secondo periodo intermedio, portò l'Egitto a scontrarsi prima con il regno di Mitanni e poi con l'impero ittita. Punto di debolezza per l'Egitto fu il contrasto tra il potere del sovrano, che da re-dio (tipico dell'Antico Regno) diventò il re-generale, ed il potere del clero di Tebe, il cui capo, il Primo Profeta di Amon, tese spesso ad assumere, de facto, il controllo dello Stato. Dopo il fallito tentativo di riforma religiosa imposto da Amenhotep IV / Akhenaton, l'Egitto riuscì a mantenere la sua unitarietà grazie a sovrani quali Seti I, Ramses II e Ramses III, i quali ripresero i loro interventi in Asia e si opposero alle ripetute invasioni dei Popoli del Mare. Durante la dinastia successiva vennero a mancare figure di questa rilevanza e lo Stato si spezzò nuovamente quando, verso la fine del II millennio a.C., il clero di Tebe prese apertamente il potere nell'Alto Egitto provocando una nuova scissione (terzo periodo intermedio) delle regioni del Delta, scissione che sarebbe durata più di quattro secoli.
La Mesia (latino: Moesia; greco: Μοισία, Moisía) è il nome di più province dell'Impero romano (Superior, Inferior; Prima e Secunda), a sud del limes del basso corso del Danubio, corrispondenti alle attuali Serbia e Bulgaria, oltre a parti della Macedonia del Nord settentrionale o della Dobrugia rumena. Aveva per confini meridionali i Balcani (Haemus) e i Monti Šar (Scardus, Scordus, Scodrus), a occidente il fiume Drina (Drinus), a settentrione il Danubio, e a oriente il Mar Nero. La regione fu abitata principalmente da Traci e Illirici, e prese il nome dalla tribù tracia dei Mesi.
La marina bizantina era la forza navale dell'impero bizantino. Come l'impero che essa serviva, si trattava di una continuazione diretta del suo predecessore imperiale romano, ma rivestì un ruolo di gran lunga più importante nella difesa e sopravvivenza dello stato. Mentre la marina dell'Impero romano antecedente alla divisione tra Occidente e Oriente si trovò a fronteggiare raramente grandi potenze navali, operando come forza di pattuglia largamente inferiore in potenza e in prestigio rispetto alle legioni, il mare divenne vitale per la stessa esistenza dello stato bizantino, che alcuni studiosi hanno definito un "impero marittimo".La prima minaccia all'egemonia romana sul Mediterraneo fu posta dai Vandali nel V secolo, ma la loro minaccia cessò nel VI secolo con le guerre di Giustiniano I. Il ristabilimento di una flotta permanente e l'introduzione del dromone nello stesso periodo segna inoltre il punto in cui la marina bizantina cominciò a distaccarsi dalle sue radici tardo-romane e a sviluppare una propria identità. Questo processo sarebbe stato accelerato nel VII secolo dalle conquiste islamiche. In seguito alla perdita del Levante e successivamente del Nordafrica, il Mar Mediterraneo da "lago romano" si trasformò in un campo di battaglia tra Bizantini e Arabi. In questa contesa, le flotte bizantine assunsero un'importanza fondamentale, non solo per la difesa dei territori dell'Impero sparsi nel bacino mediterraneo, ma anche nel respingere attacchi dal mare contro la stessa capitale Costantinopoli. Complice l'uso del "fuoco greco", l'arma segreta della marina bizantina più nota e maggiormente temuta, Costantinopoli riuscì a resistere a diversi assedi, e numerosi scontri navali furono vinti dai Bizantini. Inizialmente, la difesa delle coste bizantine e della capitale fu sostenuta dalla flotta dei Karabisianoi. Essa fu tuttavia progressivamente suddivisa in diverse flotte tematiche regionali, mentre fu mantenuta a Costantinopoli una flotta imperiale centrale, che formava il nerbo delle spedizioni navali e aveva il compito di proteggere la città. Entro la fine dell'VIII secolo, la marina bizantina, una forza ben organizzata e mantenuta, era di nuovo la potenza marittima dominante nel Mediterraneo. L'antagonismo con le marine islamiche continuò con alterni successi, ma nel X secolo i Bizantini furono in grado di recuperare la propria supremazia nel Mediterraneo orientale. Nel corso dell'XI secolo, la marina, come lo stesso impero, cominciò a declinare. Di fronte alle nuove minacce navali provenienti dall'Occidente, i Bizantini furono costretti a fare affidamento in misura sempre maggiore sulle marine delle repubbliche marinare italiane come Venezia e Genova, con effetti disastrosi sulla sovranità e sull'economia bizantina. A un periodo di rinascita sotto i Comneni seguì un nuovo periodo di declino, che culminò nella Quarta Crociata del 1204 che sancì la temporanea dissoluzione dell'Impero. Dopo la restaurazione dell'Impero nel 1261, diversi imperatori della dinastia paleologa tentarono di rinforzare la marina, ma i loro sforzi risultarono vani a lungo termine. A partire dalla metà del XIV secolo, la flotta bizantina, che un tempo era costituita da centinaia di navi da guerra, era limitata a poche dozzine nella migliore delle ipotesi, e il controllo dell'Egeo passò definitivamente alle marine italiane e ottomane. La marina bizantina, tuttavia, continuò a operare fino alla caduta dell'Impero bizantino per mano degli Ottomani nel 1453.