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Il Liber (o Carmina) è una raccolta di poesie in vario metro del poeta romano Gaio Valerio Catullo.
Gaio Valerio Catullo (in latino: Gaius Valerius Catullus, pronuncia classica o restituta: [ˈɡaːjjʊs waˈlɛrɪʊs kaˈtʊllʊs]; Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.) è stato un poeta romano. Il poeta è noto per l'intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.
Difficiles nugae: l'espressione, tradotta letteralmente, significa cretinate difficili (Marziale, Epigrammi, Il, 86). Il poeta parla delle persone che sudano per far dello spirito, o che si perdono in giochetti di nessuna utilità.
Il carme XXXI è il trentunesimo carme del Liber catulliano. Il carme 31 appartiene alla prima parte del Liber, le Nugae. Nel breve componimento Catullo racconta del ritorno nel 56 a.C. nella nativa Sirmione, da cui i titoli solitamente attribuiti quali A Sirmione o Ritorno a Sirmione. Catullo aveva infatti intrapreso un viaggio in Tinia e in Bitinia con il patrono Gaio Memmio in quanto tali viaggi erano spesso occasione per arricchirsi.
Il carme VIII è l'ottavo carme del Liber catulliano. Il carme appartiene alla prima parte del Liber, le Nugae. Il tema del carme è il rapporto di Catullo con Lesbia. Nella prima parte il poeta si rivolge a se stesso affinché consideri la relazione tra i due del tutto conclusa. Nella seconda parte il poeta si rivolge all'amata maledicendola ("Scelesta, vae te" v.15) e dicendo che non sarà più amata nello stesso modo con cui il poeta stesso aveva fatto. La poesia è circolare, si conclude, infatti, nello stesso modo con cui inizia. È probabile che la poesia rappresenti il momento della separazione definitiva a causa dell'intenso sentimento di nostalgia di cui è impregnata.
L'Ode della gelosia, anche nota come Ode del Sublime (fr. 31 Voigt = 2 Gallavotti), è una lirica pressoché completa di Saffo. Il soprannome "sublime" è dovuto al trattato Del sublime che le attribuisce tale caratteristica.In questa ode la poetessa confessa il turbamento profondo che la coglie assistendo a una scena di seduzione: una ragazza del tiaso, la scuola femminile che la poetessa dirige a Lesbo, è in compagnia di un uomo e intrattiene con lui una conversazione.
Il Carme 13 di Catullo è il tredicesimo del Liber, ovvero la raccolta delle opere dell'autore, compilata probabilmente dopo la sua morte in maniera arbitraria, secondo un ordine legato alla metrica dei singoli componimenti, piuttosto che cronologico o tematico. Il Carme 13, intitolato poi genericamente Invito a cena a Fabullo o semplicemente Invito a cena fa parte delle cosiddette nugae ("bazzecole"), ovvero i carmi dall'1 al 60, e consiste appunto in un bizzarro invito rivolto all'amico Fabullo (personaggio non altrimenti noto, ricordato in diversi componimenti come uno dei suoi più cari e intimi amici), forse dopo il ritorno di quest'ultimo dalla Spagna Tarragonese, dove sappiamo era stato con Veranio, altro amico di Catullo, come si dice nei carmi 12 e 15 del Liber. La lirica, individuando come punto di riferimento cronologico il v. 11 in cui si accenna all'amore per Lesbia che sembra ancora vivo e profondo, dovrebbe porsi temporalmente non oltre il 60 a.C.
Il Carme 5 di Catullo è il quinto carme del Liber catulliano. È tra i carmina più conosciuti di Catullo, sia per il verso iniziale, che spesso dà il nome a tutto il componimento, sia, e fors'anche più, per l'iperbole dei "baci" che domina tutta la seconda parte del componimento in una felicissima ripetizione anaforica Il tema della passione, concretizzato nell'invito a vivere e amare senza tener conto delle opinioni dei vecchi troppo severi (v. 3), trova ragione nel verso immediatamente successivo nella brevità dell'esistenza paragonata a un sole che tramonta senza più risorgere (nei vv. 4-5) a cui si contrappone l'eternità della morte vista come "una lunga notte da dormire" (v. 5). Il componimento, dopo la felice ripetizione iperbolica, si conclude nella volontà di Catullo di scongiurare, confondendo il numero di baci, i maligni invidiosi del loro amore. La stessa figura dei moltissimi baci viene ripresa da Catullo anche nel carme 7 (sempre con Lesbia) e nel carme 48 (qui però con Giovenzio, e manca il riferimento ai maligni ed ai curiosi)
Odi et amo (lett. "Odio e amo") è l'incipit e il titolo del carme 85 del poeta latino Catullo. È forse l'epigramma più noto di tutto il suo Liber.